Due righe di storia della Liguria liberata dal delinquente Toti
A consuntivo del passato e a futura memoria, va fatto ogni sforzo per chiarire la emblematica vicenda ligure che si aggiunge ai molti precedenti analoghi e che incombe sul futuro di tutta i politici di centro destra ma da ultimo anche di centro sinistra, per esempio la vicenda toscana Leopolda/Renzi/ Boschi e famiglie.
Il giorno 26 luglio scorso si sono svolte le nuove elezioni regionali in Liguria, Toti è stato sconfitto da 4 (dicesi 4) magistrati che però rappresentano la sinistra con la toga
La triade virtuosa che da 9 anni governava le sorti della Liguria (il sindaco di Genova Bucci civico di centro destra, il presidente Toti, centrista, il vice ministro alle infrastrutture Rixi, leghista) aveva impresso la svota a una politica di stagnazione che durava da decenni impoverendo Genova e tutta la Liguria.
Opere non fatte, cedimenti a ogni comitato anche il più pretestuoso, commistione degli intimoriti imprenditori e sostegno dei “prenditori economici” sempre all’erta in Liguria come in Toscana, il sale che il genovese Grillo metteva su ogni iniziativa, le debolezze della sinistra tutta chiacchiere e ideologia, i patteggiamenti sottobanco del centro destra Ligure, simili peraltro a quelli che hanno imperversato in Toscana:
il non fare eletto a dogma più che a programma
L’economia e le infrastrutture liguri sprofondate al livello delle peggiori regioni del meridione: basta guardare i numeri.
A Genova si chiama “maniman” che vuol dire “non si sa mai” che cosa può succedere se accade qualcosa di nuovo, quindi guai chi tocca l’esistente.
La triade virtuosa riprogettò la regione, con l’apporto decisivo del capoluogo, indispensabile perché Genova sta alla Liguria come Firenze sta alla Toscana: senza il capoluogo si va poco lontano, come ben si vede anche in terra etrusca.
il 14 agosto 2018 crollò il Ponte Morandi
La triade si assunse l’onere della ricostruzione rapida: da genovese so che senza quel ponte Genova balzava indietro di cinquanta anni, divisa a metà, con l’arteria principali in / out recisa, il porto ricolmo di arrivi non smaltiti e di partenze non pervenute, le aziende del Ponente senza approvvigionamenti, i prodotti finiti fermi a magazzino, per non parlare della qualità della vita di genovesi e foresti che per spostarsi da ponente al centro e a levante ci mettevano addirittura ore: uno scenario orrendo.
C’era anche di mezzo il codice degli appalti di Cantone, il codice del non fare, irto di trappole, tali da sembrare preordinato per impedire ogni appalto sul suolo italiano; corruzione, concussione, abuso di ufficio, concorso esterno in attività mafiose, ricorsi pretestuosi degli esclusi: tutto l’arsenale ostativo al fare che distingue l’Italia delle sinistre e degli spaesati grillini (basta ricordare: all’epoca Toninelli ministro delle infrastrutture, Bonafede ministro della giustizia!).
Sembrava l’occasione mandata dal buon Dio per fermare il buon governo della triade virtuosa
Invece ognuno dei tre assunse le proprie responsabilità sui tre livelli: Sindaco Bucci nominato Commissario straordinario alla ricostruzione del Ponte, Presidente Toti e viceministro Rixi per quanto di rispettiva competenza.
Il 3 agosto 2020 il ricostruito Ponte Morandi si riapriva al traffico: un risultato inaudito, degno delle dinamiche giapponesi. Per di più nessun indagato, nessun condannato.
Un messaggio di speranza per l’Italia: si può fare!
Ma nel frattempo la magistratura genovese impegnata aveva già sparato la prima cannonata: il 30 marzo 2019 condannava Rixi “per corruzione” a 3 anni e 5 mesi di carcere e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici.
Rixi si dimise immediatamente da vice ministro ma seguì le vicende del ponte da responsabile nazionale alle infrastrutture della Lega per Salvini premier.
Rixi fu assolto in appello perché “il fatto non sussiste” il 18 marzo 2021: innocenza piena per Rixi, azzoppato e dileggiato in prima pagina dal tribunale aggiunto del giornalismo complice. Vedi i trafiletti a pagina 17 degli sciacalli del Fatto, della Repubblica, passando per La Stampa e un pezzo del Corrierone, gli esegeti impegnati a descrivere le malefatte degli uomini di centro destra, delinquenti, neofascisti, retrivi, pericolosi.
Per inciso come Vannacci, prosciolto proprio ieri da ogni accusa
Vuoi mettere le virtù di Casarini, della Ilaria Salis, dell’ibernato Sumahoro (guai a parlarne: è sciacallaggio!) e di tutta la sinistra truppa.
A settembre 2022 il Centro destra vinse le elezioni,Rixi confermato vice ministro, Bucci sindaco a furor di popolo, Toti presidente con largo margine: non c’era verso, i voti andavano dalla parte sbagliata, bisognava fare qualcosa.
Ci hanno girato attorno per 4 anni, a dicembre dello scorso anno hanno chiuso l’inchiesta e depositato i faldoni: inchiesta a “strascico” (quindi si regoli chiunque abbia telefonato a uno dei 25 coinvolti, anche solo per dargli il buon giorno)
È sopravvenuto il letargo invernale, vi si è aggiunto un pezzo di primavera e, come è, come non è, un mese prima delle elezioni europee il GIP ha messo in moto il procedimento con Toti agli arresti domiciliari, da cui è uscito solo dopo aver eseguito l’ordine della Procura: se vuoi uscire di casa dimettiti.
Intanto la sinistra ha vinto le elezioni regionali liguri di luglio 2024, poi si vedrà come va a finire fra 90 giorni, con Toti tuttora sotto accusa, Bucci che combatte con un brutto malanno nel frattempo sopravvenuto, Rixi congelato al Ministero.
La sinistra ha cominciato a proporre un nome “nuovo”: l’ex ministro Orlando, il centro destra neanche quello: la partita regionale è finalmente aperta come da progetto.
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