Due righe sulle elezioni francesi 

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Due righe sulle elezioni francesi 

Il 18 luglio si apre il nuovo parlamento Francese. I cugini francesi non sono ben messi.La novella dice che ha vinto Melenchon, i numeri dicono cose su cui riflettere un po’ di più.

La perdente Le Pen aveva ottenuto 89 parlamentari nelle elezioni 2022, oggi ne ha 143

Peraltro ottenuti contro “tutti gli altri”. Con 10 milioni di voti e il 37% è il primo partito; ma ha perso: per “vincere” doveva ottenere 288 seggi (il doppio). 

Tuttavia mi pare eccessivo dire che un partito che ha preso il 61% in più in 2 anni abbia perso. 

La signora Le Pen si era esposta troppo: tutto (maggioranza assoluta) o niente. Alle controparti non è parso il vero: tutti contro la signora e la maggioranza assoluta è passata alta. 

Andò peggio all’alleato Salvini, fra un aperitivo e uno spritz, chiese i “pieni poteri” dal pulpito del Papeete e perse i tre quarti dei voti che aveva. 

Al ballottaggio la minaccia del ricambio di potere (altro che pericolo fascista!) ha spinto tutti “gli altri” alla desistenza: se nel tal collegio sei più forte tu io ritiro il mio candidato indicando ai miei elettori di votare per il tuo. Viceversa dove sono più forte io. Il sistema elettorale francese consente questo ed altro. 

Il Rassemblement National è cresciuto in percentuale ma ha perso in numero di seggi

Ha perso Macron, sceso da 245 parlamentari del 2022 agli odierni 168. Con 6 milioni di voti e il 23% è il terzo “partito”: più precisamente una coalizione che raggruppa partiti e movimenti centristi. Pare che la Francia lo ami poco. Per di più le acrobazie in politica estera non hanno aiutato. 

Ha vinto NUPES (acronimo di Nouvelle Union Populaire Ecologique et Social): da 131 a 182 parlamentari. Con 7 milioni di voti e il 25% è la seconda forza.   

NUPES non è né un partito né una coalizione, non ha programmi condivisi, è un contenitore elettorale messo insieme di gran fretta con l’unico progetto: tutti contro Le Pen. (e Macron). Operazione riuscita.

Dentro al pentolone di NUPES il primo partito è France Insoumise di Melenchon (74 seggi, cioè il 40% del totale ottenuto da NUPES ma non oltre il 12% del totale dei voti) e di seguito il risorto partito socialista (59 seggi), gli ecologisti (28 seggi), il Partito Comunista (9 seggi) e un po’ di frittura mista alle estreme della sinistra estrema. 

NUPES ha esperito l’oggetto sociale: ha battuto Le Pen e Macron. Ora liberi tutti

Ecco perché i cugini francesi sono messi male: più facile stare insieme “contro” che stare insieme “per”. 

Di sicuro in Nupes resta lo spregiudicato populismo della sinistra che si vale di giornali, TV, Radio, intellettuali, attori, cantati, nani, ballerine, perfino del super mutandiere Mbappé e dei “padroni” miliardari, per dare del populista a destra e a manca: il più evidente (e osannato) manifesto di populismo universale da sempre sta a sinistra: promesse mirabolanti, prospettive di pace e benessere, ce ne è per tutti, il bengodi in arrivo, la povertà sconfitta.  

Le rivoluzioni moderne sono progettate da borghesi, più o meno visionari, più o meno arrivisti; ma sulle piazze ci va il “proletariato”. Sia che riescano o che non riescano chi non riscuote, anzi chi paga, è il proletario. 

Ma la favola è sempre servita alla tavola del populismo di sinistra e sempre gustata dal proletario.

Niente di nuovo: ricordo la storiella che ci allietava nel lontano 1968:

due amici in ascolto del comizio di un sindacalista della CGIL. Uno dei due, sordo, chiede all’amico:” cosa dice?” Risposta: “dice che dobbiamo andare in pensione a 50 anni, che bisogna raddoppiare i salari, che dobbiamo lavorare solo 4 ore al giorno e solo il martedì e il mercoledì”, e l’amico sordo: “ ma di ferie ne parla o non ne parla?”. 

Storiella icastica, altro che populismo di destra, è una costante della sinistra che, più estrema è, più populista è.

Salvo la tragica sorte dei poveretti che l’hanno sperimentata e la sperimentano dove e quando comanda: I russi e gli europei orientali ci hanno messo 80 anni a liberarsene (a prescindere dall’approdo odierno al regime para comunista di Putin), i cubani non ci sono ancora riusciti, né i coreani del Nord, né i cinesi, i venezuelani si ritrovano con le pezze al culo. E avanti popolo. Non c’è successo nella storia dell’umanità. 

Ma i pifferi continuano a suonare melodiosi e gradevoli e naturalmente trovano chi li ascolta, anche in Italia

L’Internazionale dei pifferai insieme all’Internazionale dei miliardari che la sostengono proverà a far danni in Francia. Difficile che ci riesca, impossibile che non ci provi. 

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