Su geopolitica.ru è possibile trovare l’intervento introduttivo di Aleksandr Dugin alla “Prima Conferenza Internazionale sulla Quarta Teoria Politica”. L’ottima traduzione ad opera di Donato Mancuso ci permette, in queste poche righe, di sintetizzarne i tratti salienti. Dunque, per avere un quadro ampio ed esuastivo si rimanda alla lettura dell’articolo completo disponibile sul sito.
Liberalismo male assoluto
Secondo Dugin il liberalismo, Prima teoria politica, si sta evolvendo verso una forma di “dittatura liberale” avente come scopo la cancellazione della storia e del pensiero filosofico. Perchè il liberalismo è il male assoluto? A tale quesito il filosofo russo risponde in questi termini. “Perché esso è nel qui ed ora e non ha accantonato il suo tentativo di organizzare il mondo sotto il dominio di un’élite liberale transnazionale.” Pertanto, “il nostro obiettivo primario dev’essere quello di porre termine al liberalismo, con i suoi diritti umani, la sua società aperta, tutti i prodotti di un sistema basato su individualismo, materialismo, progressismo, totale alienazione e disgregazione dei legami sociali.”
L’alternativa
“Oggi è necessario immaginare qualcosa di radicalmente differente, non solo in relazione al liberalismo ma all’intera Modernità politica occidentale. Sarebbe inutile e controproducente opporci al liberalismo per poi abbracciare le alternative del passato appartenenti alla stessa matrice politica.” Aleksandr Dugin non ha dubbi. Comunismo e fascismo sono trappole. Fondata sul materialismo, l’ateismo, lo scientismo, il colonialismo, il capitalismo e la schiavitù, la Modernità occidentale rappresenta il vero nemico contro cui opporsi. La Quarta teoria politica, in tal senso, si propone come alternativa promuovendo una lotta senza quartiere.
La 4TP
“La Quarta teoria politica rappresenta un invito a ricercare un’alternativa a questo decadente liberalismo, il quale mira ad essere la sola e unica ideologia politica sin dal momento in cui Fukuyama ha proclamato la “fine della storia.” Sulla 4TP, Dugin lascia intravedere alcuni passaggi rilevanti. Innanzitutto, la formazione. “È attraverso la formazione che i liberali penetrano nelle nostre società, corrompono i nostri figli, distruggono i princìpi fondanti di intere culture e paesi e dissolvono le identità. La battaglia principale è a livello educativo, universitario.” Sul punto il filosofo propone tre tipi di pubblico a cui indirizzare una specifica formazione. Il popolo, tuttavia, rimane l’elemento essenziale di questo nuovo progetto politico. “È mia convinzione che il soggetto principale della Quarta teoria politica vada identificato nel popolo. Questo anzitutto perché il concetto stesso di popolo presuppone una relazione organica con la terra in senso tanto fisico quanto simbolico e sacro.”
Il “postmodernismo di destra”
Riguardo il postmodernismo, Dugin prospetta una duplice suddivisione. “Per un verso, vi è la critica pienamente legittima del lato violento e perverso insito nella Modernità politica occidentale, descritto come forma di totalitarismo. Tuttavia, vi è una seconda parte del postmodernismo che consiste nel proseguimento morale della Modernità e che condivide con essa l’appello a una maggiore liberazione, a un più spinto egualitarismo; si tratta di una sorta di morale di sinistra liberale, e in questo aspetto morale il postmodernismo è addirittura peggiore della stessa Modernità.” Da ciò, viene fuori il “postmodernismo di destra”. “Dobbiamo far nostra una forma di postmodernità vista “da destra”, dove con “destra” non intendo la destra politica ed economica; adopero tale termine unicamente per differenziare questa nostra concezione della postmodernità dall’uso che ne fa il liberalismo di sinistra al fine di distruggere ogni forma di identità”, ha affermato il filosofo russo.
La situazione italiana
In Italia, così come in Europa, si ragiona ancora per tifoserie (destra vs sinistra, fascisti vs comunisti, sovranisti vs globalisti, ecc.) e i principali partiti si ritrovano ancorati – sia nel linguaggio sia nell’azione politica – ai vecchi schemi novecenteschi. Per cui se da un lato, le linee guida tracciate dal filosofo sono abbastanza condivisibili e lasciano ben sperare per le battaglie presenti e future, dall’altro un interrogativo sorge sponteaneo. Come calare nella complessa e variegata realtà politica italiana questi interessantissimi aspetti culturali e metapolitici?
La risposta a questo interrogativo potrebbe arrivare dagli intellettuali italiani anticonformisti. Essi, mettendo da parte ogni personalismo, potrebbero far propri gli spunti della 4TP formulando una nuova proposta politica tutta italiana da presentare sia al popolo sia alle realtà identitarie e sovraniste presenti sul territorio. Utopia? Può darsi. Ma la sfida alla postmodernità potrebbe passare proprio da quella che Gramsci chiavama l’alleanza tra popolo ed intellettuali.
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