E la Germania (ora che ha bisogno) accantona l’idea di austerità Anni e anni di deliri di onnipotenza

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E la Germania (ora che ha bisogno) accantona l’idea di austerità
Anni e anni di deliri di onnipotenza

Anni e anni dove l’Italia era additata come il fanalino di coda, lo Stato zavorra di Europa. La nazione bella per andarci in vacanza d’estate, ma pessima dal punto di vista del debito pubblico. E noi italiani ci siamo anche convinti dell’inferiorità verso i popoli teutonici.

Loro tanto perfetti e organizzati, noi tanto sconclusionati e deficitari nei conti pubblici

In alcuni casi abbiamo accettato di buon grado di considerarci gli incapaci dell’UE, quelli con i BTP con lo spread impossibile rispetto al Bund, quelli con il Pil a zero o sottozero. Come scolari discoli, abbiano dovuto accettare senza discutere le rotte migratorie dal nord Africa ed essere additati come incapaci di gestire le nostre coste.

Abbiamo assistito inermi all’accaparramento dei nostri “gioielli” industriali. Ci dovevamo abituare alla burocrazia europea, perché al Nord erano più bravi e all’avanguardia di noi.

Ma oggi che la locomotiva di Europa arranca, anche e soprattutto sotto i colpi delle scelte poco oculate dell’establishment europeo, l’ottusità di Berlino sembra scemare

Alla conclusione di smorzare il tema dell’austerity è arrivato anche l’attuale cancelliere Scholz. Con la crisi industriale che la Germania sta passando, Scholz sta seriamente pensando che la fine dell’austerità dei conti pubblici potrebbe essere una soluzione ai problemi economici tedeschi.

Si è quasi convinto che probabilmente l’intoccabile dogma di non aumentare il debito pubblico potrebbe essere una risposta

L’unica forse per trovare un’uscita da una delle peggiori crisi dal dopoguerra ad oggi, che costringe a rivedere la teoria economica del pareggio di bilancio a tutti i costi.

Eppure il vantaggio avuto dall’introduzione dell’Euro è stato enorme. Fino ad oggi la Germania ha beneficiato dell’enorme tesoro maturato con la creazione dell’Euro, forte anche dell’evitare qualsiasi ipotesi di creazione dell’unione fiscale europea.

Se davvero fosse stata istituita un’unità fiscale, il sud dell’Europa avrebbe potuto riottenere il cash back per la penalizzazione dell’Euro

L’Italia allora non ha avuto il coraggio né la forza per opporsi al colosso germanico. A fine anni ’90 ha accettato il rapporto Euro/lira, che pesava quasi per il doppio. 1 Euro veniva pagato 1936,27.

Una enormità

Come noi altri Paesi hanno contribuito con i cambi tra l’Euro e le loro monete a favorire la ricchezza della Germania. Ma solo nel breve termine. Nel medio-lungo termine, come largamente previsto dagli economisti, le esportazioni tedesche sarebbero comunque diminuite sotto il peso della austerità di altri Paesi dell’area Euro. L’ottusità politica teutonica avrebbe portato, come sta accadendo, a conseguenze nefaste per l’economia tedesca e per la durata della moneta unica europea.

Ma Berlino non ha mai voluto pensarci, procrastinando le conseguenze agli anni successivi. Adesso agli “anni successivi” ci siamo arrivati.

Siamo arrivati al dunque

Il problema fondamentale è che al progetto della moneta europea non hanno fatto seguito altrettanti progetti di unificazione fiscale, economica, politica e/o infine, oggi di attualità, anche militare. La voglia di primeggiare o addirittura sottomettere parte delle popolazioni europee, anziché considerarle complementari alla crescita, sta portando a un lento fallimento di tutto il progetto europeista.

La UE, a cui tutti guardavano come foriera di un futuro di prosperità, non ha saputo creare una reale unità degli Stati che la componevano

Di fatto, parafrasando una frase di Metternich, “l’Europa è una mera espressione geografica”.

L’Italia, nonostante l’handicap al momento dell’introduzione dell’Euro, è forse il Paese che meno di altri risente della crisi. Ha una forte capacità di resilienza. E il vento di novità nella gestione dei conti pubblici potrebbe davvero fare la differenza. L’austerità a questo punto non giova a nessuno, tantomeno al popolo tedesco.

E’ proprio la Germania che, conti alla mano, chiede a gran voce la possibilità di procedere verso politiche espansive. Pena anche un ripensamento sull’Euro.

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