È morto Henry Kissinger, gigante della diplomazia mondiale
Segretario di Stato durante le amministrazioni di Nixon e di Ford, è stato un vero e proprio punto di riferimento per tutto il mondo delle relazioni internazionali.
Una vita eccezionale
Costretto ad abbandonare la Germania, a seguito della politica razziale del governo nazista poco più che adolescente, poiché proveniente da una famiglia ebraica. Henry Kissinger si stabilirà con i suoi genitori negli Stati Uniti, imparando presto l’inglese e riuscendo ad ottenere una borsa di studio per il college.
Arruolato nell’esercito americano durante la seconda Guerra mondiale, come interprete, per la sua profonda conoscenza della cultura tedesca, entrò a far parte dell’intelligence.
Si racconta un aneddoto secondo il quale, conobbe un giovane Vladimir Putin, al tempo Capo di Gabinetto del sindaco di San Pietroburgo, e saputa la comune esperienza nei servizi segreti gli disse che tutte le persone per bene iniziano lì la loro carriera.
Un gigante della politica estera
Tornato negli Stati Uniti Kissinger divenne professore ad Harvard iniziando una collaborazione con Nelson Rockefeller.
Chiamato da Richard Nixon in qualità di Segretario di Stato a guidare la politica estera americana, mantenne l’incarico anche con Gerald Ford.
Rimasto per tutte le successive amministrazioni sia democratiche che repubblicane, un punto di riferimento, è stato consigliare ombra di Donald Trump; era stato chiamato, nonostante già centenario, anche dall’amministrazione Biden,soprattutto per la complessa situazione in Ucraina.
Spesso contestato da molti intellettuali per essere stato un sostenitore del golpe cileno del 1973 che portò al potere Augusto Pinochet, fu anche accusato di essere un nemico dello statista democristiano Aldo Moro.
Ma nessuno poteva contestare gli eccezionali risultati raggiunti nella sua carriera.
Il grande vecchio dello scacchiere internazionale
Fu Grazie Henry Kissinger ed allo storico viaggio a Pechino, dove Nixon e Mao si strinsero la mano, che l’America riuscì a dividere il blocco comunista ed a gettare le basi per la vittoria della guerra fredda.
Per gli accordi di pace di Parigi, nel 1973 gli venne assegnato, insieme al politico Nord vietnamita, Lê Ðức Thọ, il premio Nobel per la pace. Quest’ultimo rifiutò il prestigioso riconoscimento.
Subito dopo il crollo dell’Unione Sovietica, espresse gravi preoccupazioni per il vuoto di potere che si stava creando
Nonostante l’avanzata età, si era speso in prima persona dicendosi disposto anche a volare a Mosca per cercare una trattativa con Putin nel conflitto russo – ucraino.
In un momento tragico, con la situazione attuale in Medio Oriente, se ne va una delle figure più importanti e più lungimiranti della diplomazia mondiale. L’Occidente resta orbo di una grandissima personalità. Sembra davvero un presagio nefasto.
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