A Firenze (e non solo) ci sono molti scettici. Molti continuano a credere che il Partito Democratico sia ancora troppo forte per perdere in casa. Eppure il mito dell’invincibilità finale di quelli che, pur con tutti i distinguo del caso, sono comunque i più rilevanti eredi di quella che Bettino Craxi definì – e non a torto – la “macchina burocratica più potente e organizzata dell’intero mondo occidentale“, continua ancora a persistere simile ad un insindacabile dogma religioso nella mente di molti. O meglio, esiste ancora chi non ritiene possibile che chi può perdere in importanti roccaforti, possa ipoteticamente perdere nella propria più importante. Certo le condizioni possono essere più o meno favorevoli, ci sono partite che si giocano in condizioni più o meno vantaggiose (o svantaggiose) ma qualsiasi buon comandante sa che una nave può sempre affondare, per quanto siano potenti i suoi motori, per quanto imponente la sua stazza. Come ogni buon politico sa che si può sempre perdere.
La Francia che è arrivata a Waterloo era sicuramente composta da combattenti d’élite. Aveva subito sconfitte, gravissime perdite. Si era ricostituita dalla catastrofe. Ma contava la migliore preparazione, la più solida organizzazione ed i migliori strateghi. E soprattutto, alla testa della Francia, vi era un uomo chiamato Napoleone Bonaparte.
Nel nostro caso abbiamo invece un partito che per decenni si è dimostrato il dominatore incontrastato della Toscana. Un partito che comunque dimostra ancora di avere notevoli centri di interesse che gravitano attorno ad esso, e che in ogni caso è ancora condotto da una classe di amministratori di lungo corso. Siamo però di fronte anche ad un carrozzone che soffre l’immensa fatica di tenere dentro di se le sue eterogenee componenti ordinate e compatte. Da quella fazione che ha una tradizione marcatamente di sinistra, dalla forte sensibilità sociale, a tutto quell’universo di posizioni che vanno dall’ammiccare a Forza Italia con benevolenza fino ad un europeismo filo atlantico, che sarebbe già di per sè una contraddizione in termini.
Un partito che tuttavia è stato sconfitto molte volte in Toscana. Che ha visto il proprio tracollo in realtà considerate ormai alla stregua di feudi. Un partito che ha perso totalmente quella grande considerazione di superiorità che aveva conservato negli anni. Ed ancor più di ogni altra cosa, Matteo Renzi non è nemmeno lontanamente paragonabile a Napoleone Bonaparte. Neppure in quel momento in cui l’eccessiva considerazione di se stesso può aver indotto in errore il grande imperatore francese. Napoleone fu vittima dell’essere stato il primo ammiratore della propria grandezza. Renzi è permanentemente vittima della sopravvalutazione della propria mediocrità. Molto spesso gli sconfinati sogni di grandezza portano uno sparring partner a credere di essere il più grande campione della storia dei pesi massimi.
Immaginiamoci quindi quanti errori tattici potrà ancora commettere.
Basta guardare a Firenze per capire l’astio ed il risentimento dei più che in passato hanno dato fiducia al Partito Democratico e che oggi possono nutrire. Dalle periferie al Centro storico, Firenze è una città permanentemente insicura, in cui l’insicurezza è endemica. Negli anni è stata ridotta ad un vero e proprio cantiere a cielo aperto, in cui i lavori non sembrano migliorare la situazione di un traffico che è diventato paragonabile a quello di città che hanno tre o quattro volte il numero di abitanti del capoluogo toscano.
C’è anche da non sottovalutare il fatto che è praticamente impossibile per l’attuale Primo cittadino scrollare da sé stesso l’equivoco, la vicinanza di quello che Matteo Renzi è stato per il Partito Democratico ed il renzismo è tuttora per la sinistra in Italia: l’assoluto crollo di qualsiasi collegamento con l’ideologia di una sinistra storicamente tale!
Appare Dunque difficile che i cuori più rossi possano raccogliere l’appello di un uomo che vedono come parte integrante del male che attanaglia la sinistra. Pensiamo oggi a cosa sarebbe un ballottaggio per Nardella: chi proverebbe simpatia per uomo che rappresenta l’establishment che ha governato la città in modo così maldestro? Quante persone di sinistra radicale correrebbero a soccorrerlo in un ipotetico ballottaggio? A chi rivolgere a quel punto il proprio appello?
Credo che Nardella si renda conto che sarebbe molto difficile per lui – che per i “più buoni” rappresenta l’alfiere mentre per i più “pungenti” il coiffeur del renzismo –, sperare in un soccorso dei pentastellati.
Morale della favola: nella storia, come nella politica, nulla è scontato a priori. Eppure s’intravede nitida all’orizzonte la possibilità che esista una Waterloo anche in terra Toscana. L’analogia non è messa a caso, perché se il Partito Democratico perde Firenz, finirà come il primo Impero francese. Si trasformerà all’istante in un capitolo dei libri di storia. Anche se sicuramente un capitolo sul quale non si smetterà mai di parlare, di scrivere e di riflettere. Tuttavia sul secondo non mi sento di sostenere lo stesso ottimistico pronostico.