E se fosse tutta una farsa?
Urla, minacce e recriminazioni. L’incontro tra i presidenti statunitense Donald Trump e ucraino Volodymyr Zelensky si è trasformato in un duello durissimo e senza precedenti.
Lo Studio ovale presidenziale da secoli ha ospitato Presidenti e capi di Stato, ma storicamente non è vi è ricordo di un simile trattamento a un ospite
Ma bisogna dire che non sempre tali incontri sono stati fatti assieme alla presenza dei giornalisti e fotoreporter. Spesso, dopo le foto e le conferenze stampe di rito, le porte dello Studio Ovale venivano chiuse e solo alcuni fedelissimi ammessi all’incontro.
Questa volta no. I due Presidenti si sono presentati schierati davanti in bella vista con il vice di Trump James David Vance messo di lato. Proprio come in un palcoscenico teatrale. E proprio come una commedia al Teatro è apparso l’incontro/scontro Zelensky/Trump.
Il vice Vance, la spalla del protagonista Trump, ha avuto forse il copione più lungo, ha avuto il compito di rimproverare, rintuzzare, e infine mettere all’angolo il leader ucraino
Zelensky ha risposto, con un inglese non proprio madrelingua, senza un interprete , come invece avviene in tutte le occasioni ufficiali.
Venti minuti è durato l’incontro. Senza conferenza stampa finale, perché nessun accordo è stato firmato. Anzi l’incontro ha portato ad acuire le divergenze di entrambe le parti in causa. Ma non sarà stato tutto programmato a tavolino?
Chi crede a un vero incontro diplomatico parteggia per l’uno o per l’altra parte. Chi è per Trump, mette in risalto la scarsa intelligenza politica di Zelensky nel porsi davanti a una superpotenza che finora, con l’amministrazione Biden, lo ha supportato nella guerra contro la Russia.
Ma il vento è cambiato. I democratici americani sono in declino
Chi invece è dalla parte di Zelensky sottolinea come questo paese abbia stoicamente combattuto contro gli invasori, e che Trump è solo un profittatore delle debolezza dell’Ucraina.
Ma potrebbe esserci anche una terza strada. Quella di un falso duello che potrebbe nel tempo, tramite un a buona comunicazione, portare benefici a entrambe le parti. Fantapolitica? Forse. Però analizziamo i fatti.
Zelensky ha ben chiaro che deve uscire dalla situazione bellica in cui si trova
Lo deve fare proprio all’interno del suo territorio, per tutti quegli ucraini che hanno subito questi anni complessi. Sa anche che con Trump non è possibile stringere una amicizia e che comunque, senza gli Stati Uniti, non ha modo di continuare la guerra contro la Russia.
Biden in qualche modo aveva interessi anche diretti in Ucraina. Trump no. Il suo interesse è ricomporre una alleanza con la Russia. Non è un caso che il giorno prima dell’incontro Trump /Zelensky siano ripartiti i voli Mosca-Washington, e che vi siano dei forti segnali distensivi con Putin.
Zelensky, con l’incontro di Washington può presentarsi di fronte ai propri concittadini e e dichiarare agli ucraini che da soli, senza il sostegno internazionale degli Stati Uniti non hanno alternativa. Devono arrendersi. La colpa quindi non è sua. La colpa è quella che è venuto meno il sostegno oltreoceano
Dalla parte di Trump, la boutade della Sala Ovale parte dal 2019. Il presidente ucraino si rifiutò già nel 2019 indagare sui rapporti tra Hunter Biden, figlio dell’ex presidente democratico Joe Biden, e la società energetica ucraina Burisma, indagini richieste direttamente presidente Trump. Tuttavia Biden vinse le elezioni del 2000, con tutti gli strascichi politici e legali avuto in da Trump in questi anni. Da questo fatto nasce il difficile rapporto fra i due leaders.
Trump ha la necessità di staccarsi dal passato e riprendere il dialogo con il Presidente Russo. Il tutto a discapito dell’Europa. L’Europa al momento a Trump non serve. In realtà il suo gioco è che sia il più possibile divisa.
Andando ancora più nell’analisi dell’incontro, analizzando le posture dei due leader si possono fare delle analisi
La prima è che Trump ha lasciato molto parlare il suo vice. Ha lasciato che fosse lui ad attaccare Zelensky. Il Presidente Trump si è limitato a guardare Vance con il busto in avanti e con i gomiti molto spesso sulle ginocchia.
Il suo modo di porsi era di ascolto ma di non coinvolgimento con quello che stava accadendo. Solo alla fine ha preso la parola, per arrivare all’affondo delle conclusioni dell’incontro. Dall’altra parte Zelensky, che non si è mostrato per niente sorpreso dalle esternazioni di Vance. Sempre rigido nella suo solito outfit militare, non ha mostrato emozione.
Qualche alzata di occhi c’è stata, qualche momento di difficoltà c’è stato, ma non è mai stato dimesso. E’ sempre stato a testa alta.
Qualche uscita l’ha fatta «Sei mai stato in Ucraina?
Conosci la situazione». Trump rimasto in silenzio da ultimo ha affermato «O fai un accordo o noi ci tiriamo fuori, se noi ci tiriamo fuori, te la dovrai vedere da solo e non credo andrà tanto bene». E la puntata, con l’uscita di Zelensky sembrava finita. E invece no. Manca l’epilogo «Può tornare quando sarà pronto per la pace». Sipario chiuso.
E adesso? Se si propende per il real time dell’incontro della Casa Bianca l’unica strada percorribile per il dialogo tra Washington e Kiev è esclusivamente tramite canali meno ufficiali. Nessuna chance di accordo fra i due leaders
Se invece si presume che l’incontro a Washington sia stata un teatrino ben orchestrato fra l’attore Zelensky e il grande comunicatore Trump, c’è da vedere entro breve la resa di Kiev e un grande finale trionfante di alleanza fra Putin e Trump.
E la vecchia Europa? Ai margini come oramai da anni sta accadendo.
Leggi anche:
www.facebook.com/adhocnewsitalia
SEGUICI SU GOOGLE NEWS: NEWS.GOOGLE.IT