Il prossimo 3 novembre 2020 si terranno le elezioni presidenziali negli Stati Uniti. Com’è noto al grande pubblico si affronteranno il presidente uscente Donald Trump (Partito Repubblicano) e Joe Biden (Partito Democratico). Quest’ultimo, ricordiamo, già vicepresidente durante l’amministrazione Obama dal 2009 al 2017. Nelle ultime settimane si è scritto di tutto e di più in merito a quelle che molti analisti hanno considerato le elezioni più importanti della storia americana. In questa sede non ci interessa capire se Trump sia o meno il miglior candidato per rappresentare il popolo americano. Tuttavia, una eventuale vittoria di Biden troverebbe il favore sia della stampa che dei partiti dell’establishment nostrano. Sicuramente questo è un preliminare, seppur banale, presupposto per sostenere il Presidente uscente. Ma andiamo oltre. Proviamo, invece, a delineare in poche battute le questioni che più ci dovrebbero riguaradare da vicino.
La geopolitica trumpiana
Donald Trump probabilmente è stato l’unico presidente a parlare dell’Alleanza Atlantica in termini pragmatici mettendone in discussione i problemi strutturali. Il motto “American first”, difatti, ha invocato la momentanea rinuncia ai sogni di dominio globale a stelle e strisce fondati sulla retorica dell’esportazione della democrazia e dei diritti umani. Insomma, a parte l’ignobile assassinio del generale iraniano Soleimani, un grande passo in avanti è stato compiuto rispetto al passato. Inoltre, una rielezione di Trump potrebbe rappresentare anche un punto di partenza per la disgregazione dell’Unione Europea in funzione anti-cinese.
La svolta della Fed
L’attuale assetto del mercato unico europeo, nei prossimi anni, fortificherà sempre di più le relazioni tra il Vecchio Continente e la Cina a discapito proprio degli USA. Ecco perchè un eventuale caduta dell’Unione Europea per mano trumpiana potrebbe delineare degli scenari molto interessanti dal punto di vista non solo geopolitico ma anche economico. Dovrebbe essere noto ai più attenti che da qualche mese è in corso una vera e propria svolta nella Fed, la Banca Centrale degli Stati Uniti. Da ora in poi l’obiettivo della Banca sarà il rilancio del mercato del lavoro e non più la stabilità dei prezzi. Il tutto potrebbe avere dei riflessi importanti sulla BCE la quale, nonostante i cambiamenti economici in atto, rimane ancorata ai rigidi dogmi dell’inflazione previsti dal TFUE.
Tifiamo per il male minore
Nelle precedenti elezioni presidenziali, Hillary Clinton era data per favorita ma alla fine la spuntò Trump. Anche questa volta tutti i sondaggi danno in vantaggio il candidato dem. Malgrado ciò, nell’ultimo confronto, il Tycoon ha avuto la meglio sul rivale facendone emergere tutti i limiti. The Donald comunque rimane un personaggio controverso e sicuramente non rappresenta il modello politico ideale su cui fare riferimento. Lo ha dimostrato nei precedenti quattro anni di presidenza durante i quali si è messo contro tutto e tutti senza adottare quelle giuste contromisure che gli avrebbero permesso di fronteggiare – sul piano culturale e metapolitico – la narrativa del Deep State. Ad ogni modo, non possiamo fare altro che auspicare nella vittoria di Trump poichè essa sancirebbe un importante momento di rottura con il vecchio paradigma globalista che ormai da diversi decenni imperversa in tutto il mondo Occidentale.
www.facebook.com/adhocnewsitalia
Tweet di @adhoc_news
SEGUICI SU GOOGLE NEWS: NEWS.GOOGLE.IT