Elezioni USA: colpo di scena sul voto degli arabi americani

Elezioni USA: colpo di scena sul voto degli arabi americani

La guerra a Gaza tra Israele e Hamas, e le posizioni altalenanti assunte dall’amministrazione Biden in questi 381 giorni di conflitto, sono alla base dei sorprendenti risultati di un recente sondaggio condotto su circa 500 arabi americani, la cui maggioranza democratica ha affermato che alle prossime elezioni con ogni probabilità voterà Donald Trump.

È ciò che ha rivelato YouGov, incaricata in tal senso dall’Arab American Institute, sulla base del progetto “Yalla Vote”, che da 1998 si occupa anche di sensibilizzare l’opinione pubblica araba americana sull’importanza di esercitare il proprio diritto di voto

La ragione che spicca sopra ogni altra è, appunto, la gestione della conflitto a Gaza che l’elettorato arabo americano non ha per niente gradito e condiviso. Infatti, la devastazione della Striscia e le migliaia di morti hanno avuto e stanno avendo un impatto senza precedenti sulla sensibilità dell’elettorato arabo americano.

Una presa di posizione del tutto comprensibile, dal momento che è innegabile come Donald Trump si sia rivelato l’unico, quanto meno negli ultimi anni, in grado di gestire l’instabilità medio orientale, non ultimo approdando al grande lavoro di diplomazia che ha dato luogo agli Accordi di Abramo.

Un dettaglio che, a quanto pare, non è sfuggito alla minoranza araba in USA (circa l’1% della popolazione), in maggioranza democratica ma che, ciononostante, ha espresso a gran voce tutto il proprio disappunto contro quella che, a buon titolo, è stata, ed è, una totale e fallimentare gestione della nuova recrudescenza del conflitto israelo palestinese, che ha causato una vera ecatombe da entrambi i lati della barricata

Vediamo più da vicino le percentuali di questo sondaggio, che si è tenuto tra il 26 settembre e il 1˚ ottobre scorsi (consultabile nel dettaglio sul sito di Arab News).

Il sondaggio, risultato di un’intervista effettuata, come si è detto, su 500 arabi americani, ha in primo luogo rivelato che l’87% andrà certamente a votare e che l’80% pensa che il proprio voto in queste elezioni avrà molta importanza.

In merito alla politica medio orientale in generale, nonostante ci sia tra Harris e Trump un testa a testa del 38% su chi sia il miglior presidente in questo senso, il 39% degli elettori pensa che Trump sia il candidato più indicato per risolvere il conflitto israelo – palestinese, sebbene il 69% di loro abbia però affermato che Trump è nettamente schierato con Israele, contro il 60% della Harris

Al campione è stato anche chiesto come pensa che potrebbe essere risolto il conflitto pluridecennale.

Il 50% auspicherebbe una soluzione “due popoli due stati”, con una gestione congiunta di Gerusalemme mentre il 34% ha persino espresso l’idea di uno stato congiunto israelo palestinese con eguali diritti

Un dato piuttosto sorprendente è stato reso invece dalla domanda “Tu, o qualcuno della tua famiglia, avete preso parte a qualche manifestazione in America di supporto per i diritti umani dei palestinesi?” Il 50% ha risposto di no e il 36% di sì, con un 5% che ha preferito non rispondere.

Eppure, quando è stato chiesto quale fosse la maggiore preoccupazione per la comunità araba americana, il conflitto israelo palestinese ha toccato il 29%, superando problemi come la discriminazione, il crimine, il mercato del lavoro, l’economia e il costo della vita.

Infine l’apprezzamento nei confronti di Kamala Harris e del fronte dem è invece ancora preponderante nella domanda “sotto chi diresti che sarebbero più probabili atti di odio e razzismo”

Trump ha ottenuto il 46% mentre Harris “solo” il 23, tuttavia è sembrato un po’ vacillare alla domanda “Chi dei candidati è più sensibile alle necessità e ai problemi degli arabi americani” dove lo stacco tra Harris e Trump è solo di 8 punti percentuali (39% Harris e 31% Trump).

Alla luce di quanto emerso, non resta che aspettare il 5 novembre per scoprire se l’elettorato arabo americano vedrà esaudito il proprio auspicio di un presidente americano che possa riportare in auge l’importanza determinate degli USA nella politica estera e nella distensione del conflitto in atto.

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