Elogio paradossale del fumo nella giornata mondiale contro il tabagismo.
Alla mezzanotte in cui scattò il divieto assoluto di fumare nei locali pubblici, accesi e fumai la prima sigaretta della mia vita. Non avevo mai avuto il piacere di fumare una sigaretta: non l’ho fatto a dodici anni chiudendomi nel cesso della scuola con i miei compagni, non l’ho fatto a diciotto anni dopo il mio primo, disastroso rapporto d’amore e il mio primo rapporto sessuale. Non l’ho fatto da adulto in tutte le tappe della mia vita, anche importanti e drammatiche. Non lo facevo perché volevo essere leale con me stesso e con chi mi dava fiducia; non lo facevo perché avevo uno strano senso del sacrificio; non lo facevo perché detestavo e tuttora detesto ogni dipendenza; non lo facevo perché lo facevano gli altri e mi sembrava da cretino seguire il gregge. Non lo facevo perché amavo il mare e l’aria aperta, il cielo pulito e il calcio praticato e non volevo perdermi queste bellezze e vedere diminuite le mie risorse. Così non ho mai fumato sigarette. Fumai tardivamente solo narghilè nei paesi islamici, ma come sigaretta è ingombrante, non puoi portartela in tasca.
Per non farmi scambiare per uno dell’Isis vi dirò che l’iniziazione al sigaro in tarda età la ebbi in un ricevimento all’ambasciata americana. Non cubana, statunitense, anche se fumai il sigaro del Che e di Castro e non made in Usa. Ho tenuto in bocca sigari spenti, scontrini, post it, penne e matite; la gente mi crede un fumatore incallito e si impietosisce per i miei sforzi di astinenza attraverso assurdi surrogati. Una volta un tassista napoletano vedendomi con un post it in bocca mi ha chiesto con premurosa invadenza se stavo cercando di smettere: no, sto cercando di incominciare, gli ho risposto. E’ rimasto sconvolto. Chiss è nu’ pazz.
Non sopportavo la gente che appesta col sigaro le redazioni, non sopportavo i capannelli di fumatori, le multinazionali del tabacco, le donne in menopausa, neofumatrici incallite che oscillano tra femminismo tardivo e puttanismo tardone. Tolleravo la pipa perché di solito la pipa emana un buon odore. E la fumavano Tolkien, Eliade, Braccio di Ferro. Cominciai a impietosirmi dei fumatori in treno quando vidi poveri fumatori perdere la loro dignità chiudendosi a fumare in un cesso del vagone, come bambini; o scendere di corsa in una fermata del treno per boccheggiare una sigaretta furtiva. Ho visto persone divorate dal fumo, imbruttite, incancrenite, annerite e ingiallite; ma ora si sta esagerando. Non sopporto di sottostare al ricatto micragnoso dei salutisti e alle loro crociate antitabagiste (i più feroci sono gli ex, noi immuni siamo assai più tolleranti con i viziosi). Siamo al fumus persecutionis. Si esagera con questo puritanesimo applicato al tabacco; si può commettere ogni genere di peccato e di blasfemia, ma peccare contro la salute e la durata della vita no, si va all’inferno terrestre. In caso di fumo si è scacciati da ogni luogo, a volte perfino all’aperto. Si viene trattati come appestati.
Il fumo accorcia la vita? E va bene, non è la fine del mondo, e poi verrebbe voglia di dire con toni da Cioran: quante trascurabili esistenze si trascinano male negli anni, invecchiano male, maledicono l’esistenza, si incupiscono e si incattiviscono, comunque inaridiscono. Che volete che sia la contabilità degli anni; quando si muore non ce ne accorgiamo. In ogni caso lasciamo il libero arbitrio; volete introdurre l’eutanasia che è molto più feroce, avete perfino comprensione per i suicidi che sono una violazione elementare della vita come militia, per dirla con Cicerone. E poi ve la prendete con uno che per alleggerire l’arrosto indigesto della vita, fuma un po’ di sigarette…Via, questa viltà a norma di legge, questo rigorismo quacchero e becero, questa paura di tutto quel che nuoce, quegli avvisi lugubri e terroristici per minacciare chi fuma che avvelenano la vita assai più di una sigaretta… Smettetela, avvoltoi, di generare quest’ansia si sicurezza tra mortali che sono già insicuri per conto loro.
Molte norme antifumo vanno bene, per carità; sconsigliare il fumo in modo civile ed efficace pure, e così salvaguardare i diritti di chi non fuma; tassare il fumo è meglio che la tassa sul pane e sull’acqua. Ma non seguite gli americani anche in questa rigida follia fumicida; vietando il fumo aumenteranno gli obesi, gli isterici e i cretini saranno più loquaci. Consentite l’esistenza di due mondi paralleli, quello dei fumatori e dei non fumatori, senza sopprimerne uno. E poi siamo invasi da tante nuvole di fumo prodotte dalla mancanza di arrosto. In una società immersa nel fumo della faziosità, dell’idiozia, della volgarità, che danno può fare il fumo di una sigaretta? Così da qualche anno ho preso l’oscena abitudine di fumare un sigaro in terrazza prima di andare a dormire. E’ un sigaro riassuntivo sulla giornata trascorsa, è un sigaro programmatico su quella che verrà. La vita si accorcia? Ma che ne so, però in quel momento ritrova un senso.
MV, 31 maggio 2019