Emergenza inflazione – rincari per 2.700 Euro a famiglia

I soldi dell’UE non sono infiniti e i continui bonus alla lunga diventano nocivi per l’aumento dei prezzi per l’occupazione. 

Inflazione – Secondo il Codacons l’impennata dell’inflazione porterà ad una vera emergenza nazionale. Ci saranno pesanti ripercussioni economiche sulle famiglie e sulle imprese. L’inflazione prevista dall’ISTAT al 6,8% porterà ad una maggiore spesa di circa 2.700 Euro per una famiglia tipo con due figli. La stangata non sarà omogenea su tutto il territorio nazionale. Il picco maggiore sarà in Alto Adige con un tasso inflativo al 9% ed una maggiore spesa di circa 3.200 Euro a famiglia. Secondo il Codacons ed il suo presidente Rienzi i prezzi sono destinati ad aumentare nel prossimo periodo in conseguenza dell’escalation dei prezzi dei carburanti. Rincari molto legati anche alla speculazione finanziarie. Secondo l’Istituto Bruno Leoni per Linkiesta i prezzi stanno aumentando ad un ritmo molto alto. Il più alto dall’introduzione dell’Euro. La prima causa ma non l’unica sta nell’andamento dei prezzi dei combustibili fossili. Per correre ai ripari la BCE valuta l’aumento dei tassi di interesse.

Il nostro Governo

Il nostro governo che aveva puntato tutto su una maggiore quanto inverosimile crescita economica. Ora si trova spiazzato e rinuncia a qualsiasi forma di controllo del bilancio pubblico. La politica di chiedere continuamente soldi alla UE non è pensabile, come non è pensabile continuare la spesa in deficit. Come direbbe il premio Nobel Milton Friedman “Nessun pasto è gratis”. La nostra politica non può pensare di salvarsi grazie alle emergenze continue, la pandemia prima ed ora la guerra. Non è un problema di patto di stabilità ne di altre regole europee. I titoli di stato ci mostrano un disallineamento tra l’Italia e gli altri paesi e lo spread riprende la corsa a prescindere da Mario Draghi.  Di certo il carovita non si combatte con i bonus perenni. 

I tre nodi della crisi inflattiva

Guardando bene l’aumento dei prezzi in Italia passa per tre nodi da sciogliere. Per primo l’aumento dei prezzi deriva maggiormente da politiche fiscali passate e meno da fattori attuali. I tagli spot alle accise aprono buchi nel bilancio dello Stato senza senza ridare fiato all’economia reale, questo rende necessario uno studio per una nuova fiscalità nel settore. La concorrenza è il secondo nodo da sciogliere. Le storie positive delle reti cellulari e dell’alta velocità dovrebbero indicarci il cammino. Una oculata riduzione delle barriere in ingresso al mercato aumenta la competizione e nel tempo favorisce il consumatore rispetto ai prezzi. La distribuzione di risorse a pioggia invece stimola l’inflazione e peggiora l’occupazione. Il terzo nodo riguarda la platea dei bonus. Reddito di cittadinanza, quota cento e salario minimo. Aumentarli in nome del carovita renderebbe la pezza peggiore del buco. Gli esiti negativi dell’ampliamento sarebbero presto chiari a tutti.

 

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