Enoch Powell: I fiumi di sangue.Il 20 aprile del 1968, ormai 55 anni fa,durante una convention del partito conservatore inglese, il noto politico Enoch Powell, pronunciò quello che sarebbe passato alla storia come Rivers of Blood speech. Il discorso sui fiumi di sangue.
Uno dei più controversi interventi di un alto esponente della politica inglese, nella storia della Gran Bretagna.
Il contesto
Il discorso affrontava il delicato problema dell’integrazione di molti immigrati, in un paese che comunque è stato il più grande impero coloniale della storia. La comunità autoctona, ed una larga serie di gruppi etnici dovevano coesistere. In quel momento le tensioni sociali dovute alle fortissime differenze culturali si vennero a sentire, come mai prima di allora.
Ad oggi il discorso è ancora al centro di fortissime polemiche. E trova fortissimi detrattori, ma anche ammiratori. Che vedono Powell come un profeta.
L’analisi
Sono profondamente convinto che il problema dell’immigrazione e della coesistenza vada affrontato soprattutto da un punto di vista culturale. Dunque riscontro in tale discorso il grave limite di avere inquadrato la questione principalmente sul tema razziale.
Alla luce della situazione complessiva in Europa, e soprattutto dei recenti scontri in Francia, ritengo comunque doverosa una discussione approfondita sul tema. Che a mio avviso deve rimanere focalizzato sull’appartenenza culturale, sul sistema valoriale, e sulla capacità o meno di una società di assimilare i nuovi arrivati. Dunque di far sì che questi ultimi si sentano appartenenti alla comunità che li accoglie, e non più a quella di provenienza.
Non di meno ritengo utile riportare di seguito il testo del discorso, sperando di aprire spunti di riflessione, anche alla luce del contesto storico.
Il discorso
La funzione principale dell’uomo politico è agire contro i mali che si possono prevenire. Cercando di fare ciò si trovano alcuni ostacoli che hanno radici profonde nella natura umana. Una di esse è che non può essere dimostrato che certe cose rappresentano un male finché non accadono: ogni volta all’inizio c’è sempre spazio per dubitare e chiedersi se questi mali siano reali o immaginari. Per la stessa logica, esse ricevono poca attenzione in confronto ai problemi del momento, che sono pressanti e non lasciano spazio a discussioni: per questo la tentazione costante di ogni politico è quella di concentrarsi sui problemi immediati a scapito del futuro.
In primis, la gente tende a confondere la previsione dei problemi con il causare i problemi o persino con il desiderare i problemi: essi amano dire “se solo la gente non ne parlasse, probabilmente non accadrebbe”
Forse questa visione ci riporta alle superstizioni primitive secondo le quali la parola e la cosa, o il nome e l’oggetto, sono identici. In ogni caso, la discussione sul futuro sussiste ma rappresenta, nel presente, il tema meno popolare e al tempo stesso l’attività più necessaria per il politico. Quelli che si sottraggono ad essa si meritano e spesso ricevono le maledizioni di chi viene dopo di loro. Una o due settimane fa ho avuto una conversazione con un elettore, un lavoratore abbastanza ordinario di mezza età di una delle nostre aziende nazionalizzate. Dopo una o due frasi di circostanza, improvvisamente ha detto “se avessi i soldi per andarmene, non resterei in questa nazione”. Gli ho risposto con disapprovazione, dicendo che questo governo non sarebbe durato per sempre, ma non ha battuto ciglio ed è andato avanti: “Ho tre figli, tutti hanno studiato e due si sono sposati e hanno la loro famiglia. Non sarò contento finchè non li avrò visti tutti emigrare all’estero. In questa nazione entro 15 o 20 anni il Negro avrà la frusta in mano contro il Bianco”.
Posso già sentire il coro di condanna. Come oso dire una cosa così terribile? Come oso sollevare dei problemi ed infiammare gli animi riportando una simile conversazione? La risposta è che non ho il diritto di non farlo. C’è un rispettabile ed ordinario cittadino Inglese che in pieno giorno nella mia città dice a me, il Membro del Parlamento che ha votato per rappresentarlo, che per i suoi figli non varrà la pena vivere in questa nazione.
Semplicemente non ho il diritto di fare spallucce e pensare a qualcos’altro
Ciò che sta dicendo e pensando lui lo pensano in migliaia, centinaia di migliaia, non solo in UK forse, ma anche nelle altre zone che stanno già subendo la trasformazione totale in corso, una trasformazione mai vista in 1000 anni di storia Inglese. In 15 o 20 anni, di questo passo, ci saranno in questa nazione 3,5 milioni di immigrati dai paesi del Commonwealth e loro discendenti. Non sono delle mie statistiche, ma sono statistiche ufficiali date dal parlamento dal portavoce della segreteria generale.
residenza”.
Questo non c’entra niente con gli ingressi dei cittadini del Commonwealth, o più in generale degli stranieri, in questa nazione allo scopo di studiare o migliorare le loro qualifiche lavorative; ad esempio i dottori del Commonwealte, con un vantaggio anche per le loro nazioni, hanno permesso di migliorare il nostro servizio ospedaliero più rapidamente di quanto sarebbe stato possibile altrimenti. Essi non sono immigrati e non lo sono mai stati.
Ora parlo di remigrazione
Se tutta l’immigrazione terminasse domani, il tasso di crescita degli immigrati e dei loro discendenti si ridurrebbe significativamente, ma la dimensione potenziale di questo elemento nella popolazione continuerebbe a rappresentare un carattere sostanzialmente di pericolo nazionale. Questo può essere affrontato finchè una proporzione consistente del totale è rappresentata da persone che sono entrate in questa nazione negli ultimi 10 anni.
Legge, né dall’ordine pubblico né dall’amministrazione; erano causate da circostanze personali e malintesi che causano e causeranno sempre le sorti e le esperienze di un uomo che è diverso da un altro. Ma mentre per gli immigrati l’ingresso in questa nazione significava essere ammessi a privilegi ed opportunità che hanno cercato, l’impatto nei confronti della popolazione pre-esistente è stato molto diverso. A causa di motivi che non potevano comprendere, di decisioni prese senza chiedere la loro opinione, si sono ritrovati stranieri nella propria terra. Usare il suo telefono per contattare i loro datori di lavoro. Al suo rifiuto, dal momento che avrebbe detto di no a qualunque estraneo a quest’ora, fu maltrattata fisicamente ed aveva paura che l’avrebbero attaccata alla sua porta con una catena. Le famiglie di immigrati avevano cercato di affittare le stanze della sua casa, ma lei aveva sempre rifiutato. La sua piccola riserva di soldi intanto era andata e, dopo aver pagato le rate del mutuo, le restava meno di due sterline a settimana. Andò a chiedere una riduzione dei tassi e fu ricevuta da una giovane ragazza. Quando la ragazza sentì dire che aveva una casa di sette stanze, le suggerì di affittarne una parte.
Quando la signora disse che le uniche persone disposte ad affittarla erano Negri, la ragazza disse: “Il pregiudizio razziale non ti porterà da nessuna parte in questa nazione”.
Quindi la signora tornò a casa. Il telefono è la sua ancora di salvezza. La sua famiglia paga le rate e la aiuta più che può. Gli immigrati le avevano fatto un’offerta per comprare casa sua ad un prezzo che il potenziale proprietario futuro sarebbe in grado di recuperare dai suoi affittuari in poche settimane, al massimo in qualche mese. Aveva paura di uscire. Le finestre erano rotte, aveva trovato escrementi messi nella sua cassetta delle lettere. Quando va nei negozi, è seguita da bambini sorridenti e carini.
causa di questi elementi pericolosi e divisivi, la legislatura proposta nel disegno di Legge sulle Relazioni Razziali è il vero batterio che di cui hanno bisogno per prosperare. Si comprendono i mezzi per dimostrare che le comunità di immigrati potranno organizzarsi per proteggere i loro membri, fare propaganda e manifestazioni contro altri cittadini per mettere a tacere e dominare gli altri con le armi legali che gli ignoranti ed i disinformati forniranno loro. Quando guardo avanti, sono pieno di presagi; come un Antico Romano, mi sembra di vedere “Il fiume Tevere che schiuma di sangue, molto sangue”.
Quello stesso fenomeno tragico ed intrattabile che guardiamo con orrore dall’altra parte dell’Atlantico, ma che è intrecciato con la storia e l’esistenza stessa degli Stati Uniti, ci sta venendo addosso qui da noi, per nostra stessa volontà ed a causa della nostra negligenza. Anzi, non è vero che ci sta venendo addosso, è già qui. In termini numerici, sarà di proporzioni americane molto prima della fine del secolo. Solo azioni decise ed urgenti lo eviteranno sin da ora. Non so se vi sarà la volontà pubblica di chiedere ed ottenere questa tipologia di azione. Tutto ciò che so è che vedere senza parlare sarebbe il Grande Tradimento.
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