Enrico De Nicola, inizialmente Capo provvisorio dello Stato. Anche se ad onor del vero, nei tumultuosi giorni seguiti al referendum istituzionale, Alcide De Gasperi in qualità di capo del governo aveva preso pro tempore le funzioni di Capo provvisorio dello Stato.
Ma il primo a potersi fregiare del titolo di Presidente della Repubblica fu Enrico De Nicola. Anche e soprattutto in funzione della prima delle disposizioni transitorie e finali della Carta Costituzionale. In base al cui dettato il Capo provvisorio dello Stato avrebbe assunto il titolo di Presidente della Repubblica.
Nel giugno del 1946, l’assemblea costituente si trovò a dovere eleggere il capo provvisorio dello Stato. E qui ci fu un interessante un movimento politico di Alcide De Gasperi. Mentre i nomi più gettonati erano quelli di Vittorio Emanuele Orlando, il presidente della vittoria ben visto dalla DC, e del grande intellettuale Benedetto Croce che non dispiaceva alle sinistre, il Presidente del Consiglio cercò una carta di riconciliazione con chi aveva perso il 2 giugno e non solo.
Grazie al lavoro del capo del governo venne eletto a fine giugno il liberale e soprattutto monarchico Enrico De Nicola.
Ma perché una simile scelta?
La risposta sta nella storia di De Nicola. Aveva iniziato la sua carriera come consigliere comunale nella sua Napoli, ed era un insigne di giurista. Era arrivato a ricoprire la carica di Presidente della Camera prima della marcia su Roma. Dai fascisti fu confermato in questa funzione.
In un primo momento non ebbe particolari frizioni con il nascente governo di Mussolini, tanto è vero che alle elezioni del 1924 si presentò nel listone fascista risultando eletto. Ma preferì dimettersi, ritirandosi dalla politica attiva.
Nel 1929 tornò a far parte delle assemblee legislative venendo nominato senatore del regno.
In quel particolare momento storico, nel quale si doveva scrivere la costituzione, la scelta di un monarchico era particolarmente intelligente. Perché la monarchia era sì stata battuta al referendum, ma era stata battuta in maniera discussa e per pochi punti percentuali. Quasi la metà degli italiani si era pronunciata a favore del mantenimento di questa istituzione.
De Gasperi aveva capito l’importanza di far nascere la nuova Repubblica con un grosso segnale di inclusione proprio verso quegli italiani che non avevano votato per la repubblica. Poiché aveva compreso che la forza della nuova forma istituzionale poteva generarsi solo da un largo senso di riconoscimento da parte dell’intera popolazione, quale patrimonio collettivo in cui sentirsi inclusi.
In un certo senso Enrico De Nicola rappresentava anche tutti i coloro i quali, fino al 25 luglio 1943, giorno della sfiducia a Mussolini, avevano vissuto nel regime non brillando per attività antifasciste. Dunque dava un segnale di tolleranza e di riconciliazione. Che andava oltre la figura di uomo, ma guardava alla storia ed alla memoria di un paese scosso da una guerra devastante.
De Nicola era poi sicuramente un uomo di grande equilibrio e ponderazione
Infatti era stato chiamato a gestire una mediazione tra socialisti e fascisti già ad inizio anni venti, al fine di evitare il protrarsi degli scontri e dei disordini.
In breve divenne talmente apprezzato che quando si dimise venne immediatamente rieletto.
Sicuramente la guerra fredda stava prendendo apertamente corso. Nel suo ruolo Enrico De Nicola non poteva arginare i movimenti internazionali che andavano sopra le sue funzioni. Le possibilità di riuscire a fare qualcosa per influenzare il corso degli eventi erano scarse per il capo di un paese ancora precario e sconfitto dalla guerra.
Però fu sicuramente significativo che quando l’assemblea costituente riuscì a varare il testo della costituzione repubblicana, questa venne ratificata dalla firma di un capo dello Stato monarchico.
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