Enrico Mattei ed il giardino mediterraneo

Enrico Mattei ed il giardino mediterraneo. La lunga maratona che il governo in carica si accinge a “correre” presenta tra i numeri passaggi fondamentali quello energetico. Sarebbe un errore però confinarlo nel solo ambito economico. La giusta collocazione di questa priorità si situa nel contesto più generale della politica estera.

Bene ha fatto il Presidente Meloni, in sincronia con il Ministro degli esteri Tajani, a rilanciare la vocazione mediterranea dell’Italia. Di notevole acume strategico anche il richiamo ad Enrico Mattei ed al suo antico disegno, purtroppo interrotto da una prematura morte sospetta, di fare del nostro Paese il garante di una nuova stagione in tema di energia. Superando la vecchia e neo-coloniale logica del mero sfruttamento dei prezzi di petrolio e gas portato avanti dalle sette sorelle (americane, inglesi, francesi ed olandesi per lo più),

Mattei, che pure non era un “missionario“, intendeva costruire intorno a tale economia una rete di più moderne e umane relazioni tra le due sponde del Mediterraneo.

Lo stesso s’impegnò a fare il sindaco di Firenze, caricando i convegni mediterranei di un valore addirittura profetico.

In modo molto più pragmatico, ma non certo privo di visione strategica internazionale, anche Craxi ed Andreotti attribuirono al perimetro del mare nostrum un’importanza strategica per l’Italia e l’Europa tutta.

La nostra politica estera

Tutti questi personaggi, pur diversissimi, sono apparsi ad un certo establishment “nord atlantico” sicuramente devianti. Nonostante la scelta filo-atlantica dell’Italia sia uno dei pilastri indiscussi della nostra politica estera dal dopo-guerra in poi, non potrà mai intendersi come impedimento per realizzare una sincronica politica di valorizzazione della nostra centralità mediterranea. Non dunque o l’una o l’altra, ma e l’una e l’altra.

D’altra parte l’intesa franco-tedesca in tema energetico, tassello di un mai celato e più generale asse europeo Parigi-Berlino, rende naturale, anzi quasi necessaria una nostra saggia strategia mediterranea.

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