Enrico Mentana sospeso? Non si può! Va contro ogni più banale regola del politicamente corretto. C’è sicuramente un errore in tutto questo. Enrico Mentana, giornalista (sospeso) di LA7, gode di un’immunità divina che lo porta ad essere super partes. Anzi, super e basta.
Del resto è il manifesto di tutto quello che è intoccabile in Italia e paesi limitrofi: è di sinistra e fa chic averlo nei salotti buoni. È ebreo e quindi superiore a noi cattolici in tutto e per tutto. Almeno secondo quella cricca di frequentatori dei salotti buoni di cui sopra. E poi, ultimo ma non in ordine di importanza, è sempre stato contro Berlusconi. Nonostante il Cavaliere avesse dato proprio a Enrico Mentana le chiavi del suo telegiornale di punta: il TG5. E questo, sempre per la solita combriccola, equivale ad una sorta di santità.
E santità, per certi ambienti di sinistra, equivale pure a immunità. Da cosa? Ma da tutto, semplicemente. È risaputo che ai giornalisti di sinistra è permesso di tutto anche di essere sopra le leggi che regolano noi comuni mortali.
Ma evidentemente qualcosa deve essere sfuggito all’Ordine dei giornalisti di Roma. Perché proprio da lì è arrivata la scomunica: sospensione!
E per una causa veramente stupida. Non aveva la PEC: la posta elettronica certificata. Roba che si attiva in circa 3 minuti per un costo di 5 euro l’anno. Roba da pezzenti di destra.
L’Ordine aveva mandato una diffida a Mentana il 30 luglio. A Enrico Mentana e ad un altro bel numero di giornalisti. Alcuni si sono spaccati la schiena attivando la PEC. Altri, al grido di “lei non sa chi sono io”, se ne sono pacificamente fregati.
E oggi sono fermi. Non possono lavorare. Ahi ahi, signor Mentana: mi è caduto sulla PEC.
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