Eriksen e l’importanza fondamentale del primo soccorso

eriksen

Christian Eriksen è tecnicamente morto. A livello fisico. Fortunatamente per pochi attimi. Ed è questo che gli ha salvato la vita: pochi attimi. Il medico della nazionale danese ha detto che è stato un miracolo. Posso essere d’accordo con lui. Ma per non più di un 10%.

A salvare Eriksen sono stati fondamentalmente due fattori: preparazione e tempestività. Perché è inutile girarci intorno: in questi casi le vite si salvano solo per la velocità e la bravura di chi interviene.

Dopo 25 anni di servizio volontario sulle ambulanze, dopo aver fatto qualche decina di massaggi cardiaci, dopo alcune defibrillate, posso dire qualcosa sull’argomento. Certo non sono un cardiologo, ma un po’ di esperienza me la sono fatta.

Si ferma la respirazione, si ferma il cuore e dopo 4 minuti il cervello si deteriora. Anossia cerebrale è il nome tecnico. La mancanza di ossigeno al cervello che ne comporta la morte. E da lì, non si ritorna più indietro. Il cuore, se non è rotto, riparte.

Vivo grazie alla velocità e alla preparazione specifica

Eriksen è vivo grazie prima di tutto a Kjær, capitano della nazionale, amico e vero eroe di giornata. È lui infatti che, spostando la testa di Eriksen ha permesso alla lingua di rientrare in sede e ridare pervietà alle vie aeree.

Subito dopo di lui ecco la squadra dei soccorritori specializzati: massaggio cardiaco, ventilazione assistita e defibrillazione precoce. Non sarà passato più di un minuto da quando il cuore si è naturalmente fermato e quando è meccanicamente ripartito. E il cervello non ha subito conseguenze.

Perché lo scopo di un soccorritore è quello di mantenere vivo il cervello. Il resto poi si aggiusta dopo.

Purtroppo le situazioni non sono sempre così favorevoli. La fortuna (o il miracolo, per dirla col medico danese) di Eriksen è stata il momento in cui è avvenuto l’arresto cardiaco. Il povero Astori, forse, sarebbe ancora vivo se avesse avuto l’attacco in pieno svolgimento di gara e non durante la notte. Ma queste sono solo mie illazioni.

Preparazione, per tutti

L’accaduto di Eriksen durante Danimarca-Finlandia deve essere di monito alle autorità. Oggi ci sono gli strumenti migliori e la possibilità di insegnare i primi rudimenti di Primo Soccorso. A chiunque. In Danimarca sono molto avanti in questo campo. Hanno defibrillatori automatici disseminati in luoghi strategici e fanno corsi di Primo Soccorso.

Vi assicuro che mettere un corpo in condizione di sicurezza, spostare una testa, mantenere libere le vie aeree è molto meno complicato di quello che sembri. Certo bisogna fare dei corsi, ma potremmo salvare delle vite. Con le nostre mani.

Un’ultima nota di grande umanità. Bellissimo lo scudo umano dei giocatori danesi che con i loro corpi hanno impedito a telecamere e spettatori di violare un momento così drammatico come la rianimazione del loro compagno. Solo applausi.

Niccolò Nesi
Volontario P.A. Fratellanza Militare di Firenze

 

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