Qualche giorno fa a Capo Verde mi stavo imbarcando dall’aeroporto dell’Isola di Sal. Visto che ero italiano, un capoverdiano nero dal sorriso bianco splendente ci ha tenuto a dirmi che quell’aeroporto era stato costruito da Mussolini. Lo realizzò in sei mesi, fu inaugurato alla vigilia di Natale del 1939 con un ponte aereo italiano di velivoli Savoia-Marchetti dell’Ala Littoria, poi della compagnia Linee Aeree Transcontinentali italiane. L’Italia superò le ostilità dei francesi e dei tedeschi che non volevano questa primazia italiana. Inizialmente vi furono aerei postali che partivano da Roma, collegavano Siviglia e Lisbona a Capo Verde e proseguivano per Rio de Janeiro e Recife. Se ne occupò il figlio di Mussolini, Bruno, che fu il più giovane pilota militare italiano a 17 anni e cadde in volo in guerra. A lui Mussolini dedicò un libro famoso, Parlo con Bruno. L’aeroporto e la linea aerea dovevano servire agli emigrati italiani in sud-America ma poi servì ai capoverdiani per emigrare, per scambi commerciali e turismo. Ma nell’isola africana, a differenza che da noi, è possibile ricordare le opere di Mussolini senza incorrere nel reato di apologia del fascismo e di razzismo.
Appena tornato in Italia mi ha investito la dose quotidiana d’allarme per il fascismo al potere. Imperversavano in tv Sandro Veronesi, Nanni Moretti, Roberto Saviano, Fabio Fazio, la solita compagnia di giro, che lanciavano l’sos antifascista in tema di decreto sicurezza e migranti. I paradossi della vita: un negro ricordava Mussolini come una specie di benefattore, anzi di babbo natale, visto che il regalo a Capo Verde arrivò a Natale, mentre in Italia un altro Capo Verde, il leghista Salvini, passa per fascista e persecutore dei migranti. Veronesi, in preda a un delirio antifascista, tromboneggiava sotto lo sguardo ammirato di Lilli Gruber, dicendo: ha cominciato coi sinti, riferendosi forse alle ruspe contro le case abusive dei Casamonica, ora elimina i migranti, tra poco eliminerà i paralitici… E ripeteva: il fascismo è tornato. Un film di fantascienza.
Poi vai al Teatro dell’Opera e ti ritrovi che pure Rigoletto era antifascista: il regista Daniele Abbado abusa di Verdi, ambienta la sua opera del 1851 ai tempi di Salò e ci somministra la solita menata politically correct, forzando il passato, l’arte, la musica nelle ossessioni d’oggi. E i marchettari sui giornali fanno la ola. Vai al cinema e per non sorbirti la stessa minestra vai a vedere l’anteprima di un film dedicato a un eroe della prima guerra mondiale, Luigi Rizzo, dannunziano a Fiume. Ma il film, Il destino degli uomini, vira sulla seconda guerra mondiale, in cui Rizzo non c’entra; ma serve a imbastire la solita menata sui nazisti e a ventilare un Rizzo antifascista, lui processato dopo la guerra per gli onori ricevuti dal regime fascista…
A questo punto ti sfiora la tentazione di riprendere il volo e tornare all’Isola di Sal, che è l’Isola del Sale e non la contrazione di Salò. Per fortuna la tv non rispecchia il paese ma è la sua caricatura surreale. E gli intellettuali de sinistra non esprimono il pensiero degli italiani ma la grottesca messinscena dei loro incubi personali e delle loro paranoie settarie.
Non siamo affatto entusiasti del governo in carica e abbiamo tante perplessità sulle sue prime mosse. Ma ci basta sentire questi sermoni rosso-acido, queste chiamate alle armi d’intellettuali e politici, per rivalutare Salvini &C. Ripensando all’africano che ricordava Mussolini, mi tornavano le parole beffarde di una canzone fascista: “Faccetta nera, ti porteremo a Roma, liberata. Dal sole nostro tu sarai baciata, sarai in camicia nera pure te. Faccetta nera, sarai romana…” Vuoi vedere che è stato il Duce a invitare i migranti da noi?
MV, Il Tempo 5 dicembre 2018