FACT CHECKERS
C’è voluto più di un anno per far emergere la verità su uno degli episodi più controversi della guerra Russia-Ucraina.
Mi riferisco al sabotaggio del gasdotto Nord Stream, avvenuto lo scorso settembre in acque internazionali nel Mar Baltico, vicino all’isola danese di Bornholm, di cui era proprietaria Gazprom, multinazionale russa, controllata dal Governo della Federazione Russa, attiva nel settore energetico-minerario e ed in special modo nell’estrazione e vendita di gas naturale
Il Washington Post, quotidiano statunitense, considerato per autorevolezza secondo solo al New York Times, ha riportato la notizia secondo la quale a sabotare il gasdotto sono stati gli ucraini agli ordini del Generale Valery Zaluzhny, Comandante in Capo delle Forze armate ucraine, tutto rigorosamente senza che Zelensky ne sapesse nulla, e che ha palesato, più e più volta, la volontà di scendere in politica.
Analizzando l’episodio, i nostri famosissimi factcheckers avrebbero quanto mai dovuto mettere sul piatto della bilancia un ventaglio di ipotesi e soprattutto farsi la fatidica domanda: cui prodest?
Invece nulla di tutto ciò è accaduto
A fare da scudo a questo coacervo di intellettuali che non ha mai preso in considerazione una eventualità diversa se non che la responsabilità fosse da attribuire unicamente a Putin ed al suo entourage, mettendo, oltremodo, alla gogna tutti coloro i quali analizzavano i fatti da un’altra angolatura, si è schierata quasi tutta la stampa italiana.
Improvvisamente, sulla scena del crimine, apparivano fantomatiche navi russe intente a manomettere il gasdotto, indicando quell’azione come uno strumento per mettere in discussione la stabilità della stessa Europa; era il modus operandi del governo russo.
Alla fine la verità è venuta a galla
E’ emerso che un paese che non appartiene alla Nato, ma che aveva ed ha tutta la volontà di potervi far parte, ha sabotato un gasdotto fondamentale per tutta una serie di paesi membri della Nato, con armi probabilmente forniti dalla stessa Nato. Roba da matti
E come la vogliamo chiamare questa azione se non un atto terroristico. Non a caso il termine terrorismo nel Diritto Internazionale, soprattutto in ambito penale, indica azioni criminali violente, premeditate, aventi lo scopo di suscitare terrore nella popolazione tra le quali attentati, omicidi, stragi, sabotaggi, dirottamenti ed altri eventi che causino danno di collettività ad enti quali istituzioni statali, enti pubblici, governi, esponenti politici e pubblici, gruppi politici, etnici e religiosi.
Il mondo del giornalismo ha l’obbligo di fare domande, ha l’obbligo di cercare la verità. Se non lo fa, perde la sua funzione e perde, soprattutto, di credibilità.
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