Fascismo e antifascismo, due facce delle stessa medaglia
Fra pranzi e cene di famiglia, regali e panettoni, il Natale consente anche di poter dedicare qualche momento alla lettura, in casa, al caldo di una tisana e di una coperta.
E proprio in uno dei rari momenti di calma di questi giorni festivi, mi sono imbattuta in una frase di Ennio Flaiano, giornalista, scrittore e sceneggiatore, specializzato in pungenti e arguti elzeviri
Mi è rimasto impresso una sua perla di saggezza. In Italia, scrive Flaiano, ci sono due generi di fascisti: i fascisti e gli antifascisti. Due facce della stessa medaglia che rende identico il loro pensiero e le loro opinioni. I fascisti sono fascisti in quanto fascisti; gli antifascisti sono al loro volta fascisti in quanto pretendono di tacitare tutti quelli che non la pensano come loro tacciandoli di fascismo.
In Italia è indubbio che vi sono ancora delle scorie che si rifanno al fascismo, ma è bene ricordare che il fascismo inteso come totalitarismo è stato un fenomeno ben preciso, oggi irripetibile in quelle forme
I nostalgici del trentennio si crogiolano nei tratti non caratteristi del fascismo, quali l’autoritarismo, il razzismo, l’anticomunismo, ma è bene ricordare che questa non è il tratto principale del fascismo.
I caratteri distintivi del fascismo si rifanno, invece, alla militarizzazione dell’intera società, alla subordinazione dell’individuo allo Stato, alla negazione delle libertà personali. Tutte caratteristiche che non sono oggi presenti nella realtà italiana, e in considerazione del contesto europeo e internazionale non possono neanche ripresentarsi.
Il fascismo, inoltre, è il principale responsabile della identificazione della Nazione con lo Stato. Una differenza, che ai più pare un sinonimo, ma in realtà è un differenza non di poco conto per chi ha fatto studi giurisprudenziali.
Ed è proprio questo che gli antifascisti, a loro volta fascisti, fanno per confondere continuamente le acque
Si arriva al paradosso che i manifestanti violenti, di chiara matrice politica (o sindacale) antifascista, non possono essere dichiarati a loro volta fascisti “perché esprimono liberamente i propri diritti di espressione”. Pur riconoscendo unanimemente gli atti violenti, essere violenti per gli antifascisti non è essere a loro volta fascisti. Esprimono semplicemente il loro dissenso.
Lo esprimono con “vivacità”, ma niente più
Diversa l’angolatura dal punto di vista di Polizia e Carabinieri che proprio per la loro appartenenza a milizie non devono intervenire sui manifestanti, che liberamente esprimono le loro idee, sprangando negozi e banche, rompendo vetri delle macchine, gettando bombe carta. I militari sono fascisti solo per il fatto di far parte della pletora delle milizie. Non che sono semplici servitori dello Stato (e non servitori della Nazione).
Il problema delle violenza dei manifestanti è un esempio, ancorché al limite
Il problema essenziale della dualità fascismo/antifascismo, è che alcuni partiti della sinistra italiana stanno inoculando un pericoloso, quanto dannoso, germe di insultare il termine fascista a tutti quelli che non condividono la medesima condotta politica. In questo rientrano anche alcune gestioni di leadership sindacale. Certo è utile contrapporre l’opposizione politica limitandosi a porre facili etichette ad effetto.
Non consente di studiare argomentazioni relative ai fatti, ai risultati, alle scelte
Questo succede perché a sinistra non esistono politici veri, nei Sindacati non sono presenti leader veri, non stanno emergendo uomini che hanno idee, cultura, forza nell’opporsi a un Governo che ha portato a livelli di autorevolezza in Italia, da decenni persi in diatribe da pollaio. Esistono personaggi che hanno come solo compito quello di mantenere poltrone e potere. Una politica vecchia, impolverata e superata, stile prima Repubblica.
Chi commette l’errore di credere a tali personaggi, volta sola agli insulti e improperi, svuota di senso stesso il termine fascista, trasformandolo in un generico insulto senza contenuti precisi
Ma va oltre. Rende meno forte il senso negativo del fascismo, riduce le sue estremizzazioni che devono, in un contesto democratico, essere sempre e comunque allontanate.
Delimitare il dibattito politico fra fascismo/antifascismo non fa crescere il Paese, non lo fa evolvere. L’opposizione deve essere fatta di idee, di contenuti, deve essere ragionata e intelligente .
E soprattutto deve consentire di poter garantire l’esercizio di libertà di espressione di tutti.
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