Fase 2 – Ieri abbiamo assistito ad un evento di portata epocale. Il Presidente del Consiglio, esponente della nobiltà di palazzo, ha reintrodotto la Servitù della gleba. Dopo 763 anni. Fu Bologna, infatti, ad abolirla per prima in Italia, il 3 giugno 1257. Fu il Conte Giuseppe a rimetterla in vigore, il 26 aprile 2020.
Non schiavi, badate bene. Né liberi. Badate bene. Ma servi di una zolla di terra – in latino: gleba. Una figura a metà tra lo schiavo e l’uomo libero. Il Conte ha deciso che nessuno può muoversi dai suoi feudi. Ad ognuno la sua zolla di terra. La catena è salda, ma non strozza. Dovremmo ringraziare il nostro Signore.
La Fase 2 è identica alla Fase 1. Non ci racconti frottole con il suo eloquio stentato il damerino di palazzo. In nove minuti di conferenza ha collezionato più errori di una massaia analfabeta dell’Italia rurale tardo ottocentesca. Il nuovo shogun non si è accontento di farci razzolare nell’aia. Ha posto anche vincoli, che impongono interventi dei nostri nuovi proprietari sulla conduzione di tutte le attività.
L’oratore da oratorio lo ha ribadito più volte. Lo sa che stiamo soffrendo, ma lui veglia su di noi. Ce la faremo. Tutti i servi che non moriranno di fame e disperazione, ce la faranno. Certo non saranno più quelli di prima, forse avranno sviluppato psicosi paranoidi da costrizione. Ma saranno vivi. E lo dovranno a Lui.
La curva del contagio da coronavirus ormai è piatta. Realisticamente non è una minaccia se si prendono alcune necessarie accortezze. Le menti, però, non sono ancora tutte piatte. Molte hanno resistito alla Fase 1. Il Presidentissimo non si è scomposto, ha servito ai servi la Fase 2.
Ci vuole solo tempo. E una zolla di terra.
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