Fermiamo la guerra, per avere ancora un domani

Biden prenda esempio da Kennedy

Fermiamo la guerra, per avere ancora un domani.Lo ha ammesso apertamente Joe Biden. Qui si rischia l’olocausto nucleare. Dal 1962, anno della crisi dei missili di Cuba, il mondo non è mai stato così vicino al pericolo di una guerra nucleare. Quando si arriva ad una dichiarazione simile, ci sono due interpretazioni che si possono avere, sul senso e sul significato di essa. O prepararsi al peggio. Non sia mai! O voler sostenere la tesi che la pace è l’unica via.

Blinken ed Erdogan

Anthony Blinken, Segretario di Stato americano, quindi gestore della politica diplomatica per l’ordinamento costituzionale di quel paese, ha aperto al dialogo. Perché ovviamente, al di là di qualunque principio, la distruzione del mondo è l’opzione che non si può praticare. Che si ha il dovere morale, davanti alla storia e davanti a DIO, di evitare.

Il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha giustamente affermato che, anche la peggiore pace è migliore di una guerra. Ed è di sicuro la più lucida affermazione di un politico del nostro tempo, durante questa crisi.

Kennedy e Krusciov

Al tempo della crisi dei missili di Cuba, si dovettero confrontare due leader che difendevano stili di vita, sistemi valoriali e paesi profondamente differenti tra loro. John Fitzgerald Kennedy e Nikita Sergeevič Chruščëv non avevano molti lati in comune. Probabilmente, si ritenevano antitetici.

Al tempo sia lo Stato Maggiore statunitense, che lo Stato Maggiore sovietico volevano andare avanti su una prova di forza. Erano pronti a spingersi al limite estremo, sperando in un cedimento dell’avversario. La storia insegna molto, ma gli uomini imparano poco. Il primo conflitto mondiale, nacque proprio da un errore di calcolo. Il mondo venne precipitato in una tragedia, poiché tutti gli stati sottovalutarono la capacità di andare oltre degli altri Stati.

Fortunatamente al tempo non esistevano le armi atomiche. Oggi purtroppo esistono. Ed un calcolo errato potrebbe portare alla tragedia. Una tragedia che la maggior parte degli uomini addirittura rischia di non poter raccontare, se per qualche maledetto eccesso, si facesse un solo fatale gesto inconsulto sottovalutando la repentina reazione avversaria.

Fortunatamente nel 1962 prevalse la saggezza in Krusciov , che a discapito della sua carriera e della sua permanenza al potere frenò i falchi dello Stato Maggiore sovietico. Ed in Kennedy prevalse il pensiero che tutt’ora dovrebbe illuminare i potenti della terra: l’umanità deve porre fine alla guerra, o la guerra porrà fine all’umanità.

Siamo tutti umani

C’è un comune interesse dell’umanità che è la via maestra per spingere verso una soluzione diplomatica. Davanti ad armi che possono portare a catastrofi impensabili, in un’era in cui comunque il progresso tecnologico ha consentito di debellare tanto mali catastrofici per l’umanità.

Tutti abbiamo diritto di vivere in questo mondo. Un mondo che non può essere e neanche ipotizzato  che venga sconvolto da una guerra nucleare totale.

Infondo per Biden si tratta di guardare ad un suo illustre predecessore, sempre di fede democratica. Anzi estremamente importante nella mitologia dei democratici americani. Il già citato John Fitzgerald Kennedy, che chiedeva di rivedere l’atteggiamento nei riguardi dell’Unione Sovietica in base al concetto che: “Il nostro più elementare legame è che tutti noi abitiamo questo piccolo pianeta. Respiriamo la stessa aria. Ci preoccupiamo per il futuro dei nostri figli. E siamo tutti mortali”.

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