Ferragni e dintorni: caso di scuola
Non nascondo che un po’ di invidia per la signora Ferragni l’ho sempre nutrita: bella, talentuosa, imprenditrice di grande successo in un segmento economico innovativo, capace di aggiungere valore economico immateriale anche al più banale oggetto che tocca, raccoglitrice di attenzione e consenso da quasi trenta milioni (trenta milioni!) di “follower”, cioè di persone che tendono ad adeguare ai suoi suggerimenti le proprie scelte di gusto e a volte perfino di vita.
Per la verità a me pare che il fenomeno sia nuovo solo in apparenza: gli “influencer” esistono da sempre con altri nomi e con l’utilizzo di altri mezzi per “influenzare”
Neanche vale la pena fare richiami ed elencazioni, tutti i leader che popolano la storia dell’umanità sono influencer, in positivo o in negativo: variano solo i mezzi per influenzare. Per dire: Lord Brummel o Lucullo o Petronio Arbitro, per non parlare dei grandi statisti e condottieri o dei capiscuola delle correnti filosofiche, artistiche, letterarie e perfino religiose (Ario, Lutero, Calvino).
La signora Ferragni ha saputo utilizzare i mezzi nuovi in modo magistrale non potendosi però sottrarre alle immutate regole del gioco: quando radicalizzi temi e comunicazione, crei l’adesione “fideistica” del follower che ti ha consegnato parte delle sue scelte di vita sulla fiducia: se ha il sospetto che ne abusi scatena una reazione di rigetto altrettanto poderosa: come l’influencer Gerolamo Savonarola, anche lei ora rischia che i follower la mettano al rogo.
A me sembra che la signora Ferragni abbia commesso errori di due generi diversi:
– Gli errori che stanno a monte della attuale crisi.
– Le colpe odierne di gestione del business
A monte sembra esserci l’errore principale, ai fini societari beninteso, che è la palese inadeguatezza del marito: pasticcione e arrogante, protagonista di episodi urticanti anche per i gusti dei follower della consorte (alto proletariato/ piccola/ media borghesia), esplicitamente impegnato in politica (contro il centro destra).
La sinistra e i suoi giornaloni tralasciano Fedez (indifendibile), ma hanno un bel dire che la Ferragni non è “di sinistra” ma che si limita a esprimere giudizi: il fatto è che questi giudizi sono tutti, e spesso pesantemente, contrari al centrodestra.
Possiamo accettare l’idea che non si tratti di interventi “partitici” ma dire che non siano interventi politici mi sembra insostenibile
Mi limito al post “la tua voce è essenziale”, (tuttora visibile) che la signora ha edito il 21 settembre 2022, nel cuore della campagna elettorale: si tratta di un autentico manifesto politico che invita i follower a votare e far votare contro la coalizione di centrodestra, la cui vittoria “sarà una carneficina”.
Aumenterà l’odio per i neri già residenti o che arriveranno in Italia, impedirà l’approvazione dello jus soli, eliminerà i diritti LGBT+, impedirà la legge Zan e la legge sul fine vita, i giovani avranno un governo “bigotto e discriminatorio”.
Ci sono tutti i cavalli di battaglia del P.D., il post mi pare sconfinare addirittura nel partitico
Se la signora Ferragni in questa (e in altre) occasioni si schiera deve aspettarsi che l’avversario a sua volta reagisca e la colpisca quando sbaglia.
La politica è il regno della immaterialità, cara signora Ferragni: qui il carico di narrazione rispetto al reale raggiunge vette incomparabilmente superiori a quelle della sua griffe sui prodotti che sponsorizza.
Per di più la posta in gioco non sono i pur rilevanti 30 milioni di €/anno dei suoi ricavi, qui c’è in ballo il governo della settima potenza industriale del mondo, ci sono in ballo oltre due mila miliardi di € all’anno, c’è in ballo il potere non di indirizzare l’acquisto del reggipetto o del panettone, ma modelli di vita da privilegiare rispettando le convinzioni di chi ti ha dato il voto.
Ricordi signora che Stalin, Mussolini, Hitler, Mao sono tutti morti poveri: che se ne facevano dei soldi visto che già avevano il potere? E il potere sta qui.
Dunque all’errore primigenio di un marito inadeguato si è aggiunto l’errore strategico dello schieramento politico, che per di più ha trascinato ben pochi dei suoi 30 milioni di follower, ma ha rotto la neutralità ed esposto il fianco alle palle di ritorno, puntualmente arrivate quando, per delirio di onnipotenza o eccessiva esosità, la signora è andata fuori dalle righe della buona creanza, presa con le mani nella marmellata di bambini ammalati cui aveva promesso materno aiuto.
Oggi arriva anche la magistratura “che farà il suo corso” ma terrà aperta la ferita per molto altro tempo: l’esatto contrario di quanto conviene alla signora Ferragni, all’incauto marito e alla sinistra politica che si appresta a mollarla dopo averla utilizzata (beninteso con il suo consapevole consenso: mai fidarsi).
C’è una conclusione? Provvisoriamente la signora è perdente
Poi tutto è metabolizzato, l’Inter vince lo scudetto, Vasco Rossi fa una nuova canzone, Brad Pitt si risposa: efferatezze anche peggiori si diluiscono.
Perfino Hitler o Stalin recuperano follower tardivi, figuriamoci la signora Ferragni, a condizione però che faccia tacere anche l’imbarazzante marito e si tenga alla larga dalla politica, oppure vi entri a pieno titolo.
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