Il Festival di Sanremo ha bisogno delle polemiche per sopravvivere. Di per sé è una kermesse decadente e un po’ grottesca. Abiti sempre più scintillanti, presentatori che cercano di trasmettere euforia coatta, ospiti geriatrici. Un baraccone obsoleto. Quest’anno si parte con la polemica pandemica, sempre per essere poco originali. Si vax, no vax, obblivax, libervax, e chi più ne ha più ne metta.
Il casus belli sono le parole pronunciate da Coletta:
“La Rai segue le leggi nazionali e come l’Ariston si adegua alle norme legate a teatri e cinema, come quest’anno avremo la capienza massima come in tutti i teatri, fino al 16 febbraio chi non ha superato i 50 anni non ha un immediato obbligo vaccinale e come i programmi televisivi, tanto più nella kermesse più importante della tv, la selezione non può essere dirimente rispetto all’essere no-vax o meno”.
Sulla situazione Covid al Festival è intervenuto anche Amadeus, direttore artistico della manifestazione. Il conduttore ha spiegato che non c’è nessun piano B per sostituirlo se dovesse prendere il Covid durante la manifestazione canora. “Se mi prendo il Covid, state qui dieci giorni con me fino a che non guarisco” – così ha spiegato Amadeus alla stampa nazionale.
Secondo le ultime indiscrezioni, comunque, i non vaccinati dovranno cantare muniti di mascherina e a bocca chiusa. Si esibiranno in canzoni mugolate. Che lo spettacolo abbia inizio!
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