Il 19 settembre 2019 rimarrà nella storia come il giorno in cui Comunismo e Nazismo sono stati equiparati in una risoluzione del Parlamento dell’Unione Europea.
La risoluzione è stata votata con 535 voti a favore, 66 contro e 52 astenuti. Si sono espressi a favore in particolare il gruppo del PPE, di cui fa parte Forza Italia, il gruppo Identità e Democrazia a cui aderisce la Lega, il gruppo dei Conservatori e Riformisti di cui fa parte Fratelli d’Italia e anche quello dei Socialisti e Democratici di cui è membro il PD.
Ovviamente dopo che questa presa di posizione, nel testo integrale della risoluzione, è stato pubblicato in italiano sul sito del Parlamento Europeo, sono iniziate le polemiche da parte del Partito della Rifondazione Comunista, col segretario Maurizio Acerbo, ma anche il Partito Comunista di Marco Rizzo e il PCI di Mauro Alboresi.
Tutti contestano il fatto che questo voto dell’Europarlamento in sostanza equipara il comunismo al nazismo, operando un sostanziale revisionismo storico e politico.
Sullo stesso tema, un paio di giorni fa, si era espresso criticamente anche il movimento di estrema destra Forza Nuova con il proprio segretario Roberto Fiore.
Di fatto il testo della risoluzione prende la mosse dalle sofferenze inaudite patite dai popoli europei nella seconda Guerra mondiale, sottolineando che il “patto Molotov-Ribbentrop, e i suoi protocolli segreti, dividendo l’Europa e i territori di Stati indipendenti tra i due regimi totalitari e raggruppandoli in sfere di interesse, ha spianato la strada allo scoppio della Seconda guerra mondiale”.
Il testo parla di “riconoscimento del retaggio europeo comune dei crimini commessi dalla dittatura comunista, nazista e di altro tipo” e più avanti prosegue: “i regimi nazisti e comunisti hanno commesso omicidi di massa, genocidi e deportazioni, causando, nel corso del XX secolo, perdite di vite umane e di libertà di una portata inaudita nella storia dell’umanità”. Il nazismo come il comunismo. Il comunismo come il nazismo.
La risoluzione poi “invita tutti gli Stati membri dell’Ue a formulare una valutazione chiara e fondata su principi riguardo ai crimini e agli atti di aggressione perpetrati dai regimi totalitari comunisti e dal regime nazista”.
Si “sostiene che la Russia rimane la più grande vittima del totalitarismo comunista e che il suo sviluppo in uno Stato democratico continuerà a essere ostacolato fintantoché il governo, l’élite politica e la propaganda politica continueranno a insabbiare i crimini del regime comunista e ad esaltare il regime totalitario sovietico; invita pertanto la società russa a confrontarsi con il suo tragico passato”.
La risoluzione dal titolo “Importanza della memoria europea per il futuro dell’Europa”, presenta caratteri a dire il vero preoccupanti, in quanto “esprime inquietudine per l’uso continuato di simboli di regimi totalitari nella sfera pubblica e a fini commerciali e ricorda che alcuni paesi europei hanno vietato l’uso di simboli sia nazisti che comunisti” “osserva la permanenza, negli spazi pubblici di alcuni Stati membri, di monumenti e luoghi commemorativi (parchi, piazze, strade, ecc.) che esaltano regimi totalitari, il che spiana la strada alla distorsione dei fatti storici circa le conseguenze della Seconda guerra mondiale, nonché alla propagazione di regimi politici totalitari”.
Tutto ciò potrebbe tradursi, lungi da una condanna reale di nazismo e comunismo in una furia iconoclasta contro monumenti che ormai sono storici, cui la valenza politica è dimenticata, giustificando mutilazioni e abbattimenti cui abbiamo assistito in Usa con le memorie della Guerra di Secessione.
O che erano state paventate dalla estrema sinistra ai danni ad esempio dell’Eur o dell’obelisco mussoliniano.
Operazioni di abolitio memoriae ormai senza senso.
Augurandosi che esse non siano, al solito, intese a senso unico, abdicando ad istanze boldriniane soprattutto nel nostro paese.
La versione approvata della risoluzione è frutto di un compromesso fra i principali gruppi dell’Europarlamento: originariamente infatti esistevano quattro diversi testi sullo stesso tema, proposti appunto dai gruppi parlamentari principali, che contenevano versioni più o meno edulcorate e perentorie rispetto al testo poi approvato, e se da un lato essa deve essere apprezzata per lo sforzo di condanna dei due regimi ideologici criminali della Prima metà del 900, dall’altro è facile prevedere che offrirà il destro ad ansie censorie da parte di chi ne tradirà lo spirito e la applicherà a senso unico, soprattutto nel nostro paese.