Campo nomadi del Poderaccio – Apprendiamo con piacere che dopo anni di promesse e continui rinvii sia stato finalmente sgomberato il campo rom del Poderaccio.
L’esperienza del campo rom più grande della Toscana era iniziata nel 1988 e negli anni era diventato un rifugio per i delinquenti provenienti da ogni dove.
Il triste epilogo di questo sistema di accoglienza permesso e favorito da quella sinistra buonista che governa la città da oltre mezzo secolo va ricercato senza ombra di dubbio in quanto successo l’11 giugno del 2017.
Quel giorno Duccio Dini, 29enne fiorentino, si stava recando a lavoro a bordo del suo scooter. Arrivato all’incrocio tra via Canova e via Martini si fermò al semaforo. Lì venne travolto da auto ed il giorno dopo morì per le ferite provocate dall’incidente.
Duccio ebbe l’unica colpa di trovarsi in mezzo ad un regolamento di conti fra rom del vicino campo nomadi del Poderaccio. Due macedoni furono arrestati subito, altri quattro rom l’anno dopo.
Quell’episodio sconvolse la città, non si poteva più far finta di niente. Ed ecco che allora anche la sinistra fiorentina, o perlomeno quella di governo, che fino al giorno prima aveva tacciato di essere fascisti tutti coloro che si azzardavano a chiedere lo sgombero del campo, decise di cambiare rotta.
La dichiarazione incompleta di Nardella
Ed ecco che arriviamo ad oggi, il giorno dello sgombero, il giorno dei festeggiamenti. Ha ragione il Sindaco Nardella a sostenere che “smantellare un campo rom non deve essere un tabù, è invece un esercizio di grande responsabilità e intelligenza”. In tutto questo però mancano le scuse, manca l’autocritica per non averlo capito prima.
È vero Signor Sindaco, se non fosse stato un tabù per la sinistra, il campo non ci sarebbe stato più da molto tempo. Non ci sarebbero stati anni di polemiche, non ci sarebbero stati migliaia di furti, rapine. E quella mattina dell’11 giugno forse non ci sarebbe stato nessun conto da regolare.
In definitiva, non ci sarebbe stato quell’humus che ha favorito e determinato che una zona della nostra città diventasse franca, terreno fertile per far crescere generazioni di delinquenti.
Troppo facile farsi due foto oggi in bella mostra, quanto difficile ammettere di essere stati moralmente complici di 30 anni di illegalità conclamata. Ma si sa, chi è abituato a pensare di avere sempre ragione, non può essere capace di ammettere di aver fallito miseramente.
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