Firenze – La cessione di Dusan Vlahovic alla storica (ed insopportabile) rivale di sempre ripropone, in maniera accesa e come sempre divisiva per la città, una questione che (almeno in questi giorni) appassiona i fiorentini e i tifosi della Fiorentina molto più della “battaglia” per il Quirinale.
Sono tifoso viola da sempre (mio padre mi ricordava di avermi portato per la prima vola allo stadio che avevo poco più di due anni) e da sempre ho seguito con passione la mia squadra del cuore, anche nell’incredibile stagione 2002/2003, targata Florentia Viola nel corso della quale ho assistito a memorabili partite contro Castel di Sangro, Savona, Fano e a “derbies” sui generis contro Grosseto, Sangiovannese e Castelnuovo Garfagnana.
Scudetti e Coppe a Firenze
Ho anche assistito alla vittoria dello scudetto 1968/1969, di quattro Coppe Italia, nonché alle partecipazioni europee o a successi memorabili come il 4-3 contro l’Inter nel 1981/82 o al 4-2 contro l’innominabile nel 2013. Naturalmente non dimentico l’epilogo scandaloso dello scudetto rubato nel 1982 o la finale di Coppa Uefa 1990 giocata ad Avellino, in cui l’avversaria era sempre “lei”, come amava dire il buon Mario Ciuffi.
Premesse queste brevi considerazioni è facile immaginare che la cessione di questo (ingrato) calciatore alla Juventus mi è davvero indigesta e non porterà certo a far scendere il mio astio nei confronti della società agnelli sta. Una volta esaurite queste premesse, però, trovo davvero patetiche, infantili e del tutto controproducenti le volgari contestazioni ed i pesanti attacchi che stanno ricevendo e hanno ricevuto, nel corso della settimana, il presidente e i dirigenti di ACF Fiorentina.
In sintesi: era chiaro da tempo che il calciatore e il suo entourage non avrebbero mai firmato alcun rinnovo di contratto, neppure ove fossero state proposte cifre vicine alla follia, anche maggiori di quelle offerte dalla Juventus. Altrettanto chiara la volontà del calciatore di trasferirsi soltanto ai piedi delle Alpi, a costo di arrivare a scadenza e liberarsi a costo zero, per motivi che sono intuibili anche da un bambino.
Rocco Commisso
Perfetta, allora, la strategia di una società che non ha né, forse, potrà mai avere l’appeal del club maggiormente titolato d’Italia, anche se spesso protagonista di figure barbine in campo europeo.
Una parte dei tifosi fiorentini, spalleggiati da opinionisti di vario genere, ex calciatori, presunti tifosi illustri, nani e ballerine vari, allora si scatena contro Rocco Commisso che, da buon imprenditore, anziché mandare all’aria i bilanci, ha deciso di far uscire tutti allo scoperto concludendo un’operazione di grande valore aziendale e cogliendo con prontezza un’occasione forse irripetibile.
Saltellando tra i social capita di leggere i commenti più bizzarri (ma spesso offensivi) che su alcuni giornali hanno raggiunto livelli davvero insopportabili. Ma una delle frasi che leggo spesso e mi sembra davvero demenziale recita inevitabilmente “Firenze merita di più” e mi domando: perché?
Per meritare di più, forse, a parte la passione e il tifo Firenze dovrebbe “fare e dare” di più, ciò che non è stato fatto né ora né con la precedente proprietà.
Viola Park
Imprenditoria locale, amministrazione e pubblica opinione avrebbero la pretesa che il proprietario di una società sportiva, per quanto ricchissimo (Rocco Commisso certamente lo è) sperperasse il suo patrimonio in acquisti di calciatori dall’ingaggio faraonico senza dare nessuna importanza ai conti della società.
In tanti preferirebbero fallire un’altra volta pur di vincere qualcosa, ammesso che questo riesca.
Inutile ora ricordare che Commisso e il suo gruppo hanno investito in una struttura dal valore pazzesco quale sarà il Viola Park, che ogni anno Mediacom “sponsorizza” la società con contributi pesanti e che tutti i debiti della Fiorentina siano puntualmente onorati: questo per molti è secondario!
Commisso avrebbe costruito a sue spese anche uno stadio funzionale, moderno e tale da produrre reddito per la società con “annessi e connessi” ma sappiamo bene che gli è stato impedito. Anche lui, così come Diego Della Valle nel 2008, ha sempre premesso l’importanza delle infrastrutture in proprietà (vedere il modello inglese) ma ha ricevuto le stesse risposte.
Firenze, quindi, merita di più ma cosa ha fatto per meritarselo, al di là del patrimonio artistico lasciatoci dalla famiglia più importante della nostra storia?
Gli altri sport
Se allarghiamo l’orizzonte anche agli sport professionistici o semi professionistici quali basket, volley, rugby e pallanuoto, non possiamo che giungere alle stesse conclusioni.
Nel volley avevamo una bella tradizione con la Ruini, ma l’ultimo scudetto maschile risale al 1973, oggi abbiamo una bella società femminile (Il Bisonte) che forse avrà un bel futuro grazie all’intervento del patron Wanny Di Filippo che a sue spese (dopo infinite tribolazioni) ha fatto costruire due impianti che costituiranno un valore aggiunto inestimabile.
Ma ancora non si vince.
Nel basket a livello maschile si galleggia senza prospettive, a livello femminile PFF è una bella realtà che sul campo raggiunge risultati notevoli, ma come altre è penalizzata dal grosso problema cittadino della mancanza di impianti adeguati.
Il rugby è praticamente scomparso (dopo che per un paio di anni ha avuto una certa risonanza per ragioni di palazzo) la pallanuoto con la RN Florentia (ultimo scudetto di un club maschile nel 1980) credo che mestamente giochi in serie A2.
Firenze
In questo panorama vi risulta che Firenze stia facendo qualcosa per portare almeno una di queste realtà sportive ai vertici o quantomeno …nelle loro vicinanze? A me non pare proprio e lo dico per esperienza personale: chiacchiere, qualche comparsata, foto con le autorità locali e poco più.
Eppure, posso garantirvi che stare a livello medio alto in questi sport non ha certo i costi del dorato (ma non troppo limpido) mondo del calcio, senza contare il valore aggiunto che può derivarne per aziende appassionate in termini di visibilità e sviluppo di relazioni, da cui poi discendono benefici chiari sull’intero territorio.
Ho collaborato per un anno con una società milanese e la differenza tra le due realtà è abissale, sia per la situazione impianti sia che per la mentalità.
In conclusione, al di là per il rammarico di veder partire per sponde a strisce giocatori cresciuti in viola e che, forse, ci illudevamo poter ripetere le gesta delle nostre storiche bandiere (ma era….il secolo scorso) sarebbe da sconsiderati continuare una specie di guerra contro chi, provenendo da oltre oceano, potrà comunque garantire alla nostra amatissima Fiorentina un futuro stabile e, lo speriamo tutto, magari anche arricchito da qualche successo.
Firenze, almeno per ora, non credo si meriti molto di più, anche se forse avrebbe il dovere di crederci di più.
Succederà?
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