Firenze: segregata e stuprata per un mese dal cognato

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Firenze: segregata e stuprata per un mese dal cognato.

Segregata e violentata per un mese, rinchiusa prima in un pollaio e poi in una squallida roulotte in mezzo il boschi vicino alla Rufina, zona del Chianti in provincia di Firenze.

Il maniaco è il cognato, 55enne italiano, che è stato arrestato dopo che lei è riuscita a scappare e a denunciare la vicenda.

I fatti risalgono agli inizi di settembre; l’aguzzino in complicità col fratello ex marito, ha attirato la povera donna nella sua casa in una località isolata del comune di Rufina.

Dopo averla fatta entrata con l’inganno in un capannone adibito a pollaio, il 55enne le ha sottratto la borsa, l’ha picchiata violentemente usando anche un tubo di plastica e l’ha legata a una branda metallica.

Rapata a zero, la donna veniva slegata solo un paio di volte al giorno e per pochi minuti, per consentirle di alimentarsi soltanto di acqua e biscotti.

L’uomo l’ha inoltre costretta a scrivere una lettera indirizzata all’ex marito per informarlo che si sarebbe trasferita all’estero, così da giustificare la sua irreperibilità, insieme a una delega alla compagna del suo carceriere per utilizzare la carta di pagamento della vittima, che percepisce il reddito di cittadinanza.

Dopo alcuni giorni nel pollaio, la donna è stata trasferita in una roulotte, dove, per timore di nuove violenze, è stata costretta a subire rapporti sessuali.

A fine settembre, la donna è riuscita a liberarsi.

Approfittando dell’assenza dell’uomo, la vittima ha trovato il coraggio di scappare. Dopo aver percorso quasi 6 km a piedi nel bosco ha fermato un automobilista di passaggio e ha chiesto aiuto.

Ritrovata la libertà, la donna si è quindi rivolta prima ad un’amica e poi ai servizi sociali ed ai carabinieri, ai quali ha denunciato, in lacrime, l’accaduto: per lei è stato subito attivato il Codice Rosa e la collocazione in una struttura protetta.

Le immediate indagini dell’Arma dei carabinieri, coordinate dal pubblico ministero Beatrice Simona Giunti, hanno consentito di raccogliere “numerosi e concordanti riscontri” alla versione raccontata dalla vittima, di acquisire elementi “fortemente indizianti a carico del suo sequestratore” e di chiarire anche il ruolo avuto nella vicenda dal fratello di quest’ultimo, al momento ritenuto complice del solo sequestro.

Resta invece da definire il ruolo della compagna dell’arrestato, che si sarebbe comunque prestata ad utilizzare indebitamente in più occasioni la carta di pagamento della vittima.

Il quadro emerso ha così portato all’emissione da parte del Gip di un’ordinanza che ha disposto la custodia cautelare in carcere per l’aguzzino e l’obbligo di dimora per il fratello.

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