La Francia è il paese che assomiglia di più all’Italia, proprio per una questione storica e di cultura politica. Non a caso li chiamiamo i cugini d’oltralpe. Abbiamo sensibilità molto affini.
Certo io da bambino tifavo per Giulio Cesare, i miei cuginetti (lo ammetto parte della mia famiglia è francese) per Asterix ed Obelix. Loro Galli noi Romani, ma da oltre 2000 anni i nostri destini continuano ad incrociarsi.
Dalle vicende dell’Impero napoleonico in poi, la storia italiana è sempre stata connessa a quella francese. Sia perché il nostro tricolore è un gemello del tricolore rivoluzionario. Sia perché senza Napoleone III l’indipendenza italiana probabilmente sarebbe rimasta solo un sogno.
La differenza fondamentale, visto che il loro sistema di Stato è il più simile al nostro al mondo, sta nell’elezione diretta del capo dello Stato. Un sistema parlamentare razionalizzato, con una lungimiranza che noi italiani non abbiamo mai avuto tenendoci il nostro vituperato sistema, nato già vecchio perché figlio di troppi compromessi e decantano come il migliore al mondo. Un mondo al quale ha sempre ispirato sostanzialmente profonda indifferenza se non diffidenza.
Comunque quel sistema permette al popolo di decidere anche a livello centrale i destini dello Stato.
Possibilità per la Le Pen
Sembra per la prima volta che ci siano delle possibilità per Marine Le Pen. Personalmente conservo uno scetticismo di fondo. Poiché se esistono tanti sondaggi che le attribuiscono un buon risultato, nessun sondaggio la avvicina realmente al secondo turno al presidente uscente. Preferisco, comunque, parlare con numeri reali in mano.
Quello che può però già portare a riflettere è il fatto che la Francia sia spostata a destra con tre candidati, rispettivamente Marine Le Pen , Eric Zemmour e la gollista Valérie Pécresse che occupano gran parte dell’elettorato francese. Anche se bisogna riscontrare un interessante posizionamento, almeno a detta dei sondaggi, di Jean-Luc Mélenchon il candidato di sinistra radicale.
In pratica sono in piena crisi sia il Partito Socialista che, visto il piazzamento comunque non eccellente, quello Gollista. Ma ciò che accredita a destra la Francia, sta nel fatto che il presidente Macron stia improntando la sua campagna al modello del Generale De Gaulle.
Segno che sente il legame profondo della Francia con quello che è il padre ed salvatore della patria moderna. La difesa dei valori tradizionali e della grandeur francese, alla base della politica del suo generale e presidente, stanno riprendendo sempre più quota.
Come andrà a finire si vedrà a numeri reali. Certo è che la destra francese deve aprire una profonda riflessione. Chiuderla con le frammentazione e se queste elezioni serviranno comunque a non mettere più all’angolo e ghettizzare buona parte di essa, a creare un grande contenitore unico per una riscossa facilmente possibile alle elezioni legislative ed una stabilizzazione del sistema in favore di uno schieramento di destra. Maggioritario nel paese ma sempre più sacrificato, per errori imperdonabili della propria classe dirigente, in questi anni.
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