Futurismo sterili polemiche
Assistiamo quasi increduli alle stucchevoli polemiche sulla interessantissima mostra “Il tempo del Futurismo” ospitata dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.
Si capisce anche che dette polemiche non riguardano minimamente la cultura, e di questa non hanno nemmeno la parvenza
Le polemiche che a dire il vero sono nate negli USA e sono state subito riprese dal provincialismo italiano, rivelano la totale mancanza di cultura di quella che dovrebbe essere l’elite culturale non solo italiana ma anche internazionale.
Infatti il più prestigioso quotidiano statunitense, il New York Times, scivola su una buccia di banana a causa di una semplice datazione. Infatti il paludato quotidiano scrive che gli organizzatori hanno evitato di addentrarsi riguardo al contesto in cui si è sviluppato il movimento di Marinetti, alludendo al regime fascista, come se il Futurismo fosse stato il frutto del regime.
Invece sappiamo che il Futurismo, nasce a Parigi nel 1909 come movimento artistico Letterario. Al gruppo presieduto da Filippo Tommaso Marinetti si uniscono Umberto Boccioni, Giacomo Balla, Gino Severini, Luigi Russo, Carlo Carrà, a cui si aggiunse in seguito il gruppo fiorentino di Lacerba con Ardengo Soffici e Giovanni Papini
Il movimento nasceva grazie all’influenza culturale del filosofo statunitense William James, teorico del pragmatismo e sembra che fu anche contagiato dalla filosofia dell’intuizione di Bergson, oltre a quella dell’azione di Blondel. Inoltre, molti futuristi, a causa della loro matrice anarchica, avevano ricevuto influenze dai filosofi tedeschi, individualisti, Nietzsche e Stirner.
Forse il New York Times, inoltre, ignora anche che il Futurismo nasce all’estrema sinistra come movimento culturale anarchico, modernista, entusiasta dello stile razionalista e che esiste anche un parallelo Futurismo sovietico che è una delle massime espressioni artistiche della Russia di quel periodo
Quella di Marinelli è una lotta accanita a favore della modernità e del progresso e contro gli ultimi residui di romanticismo ancora esistenti. Il Futurismo nasce come movimento dichiaratamente eversivo.
Marinetti arrivò a Fiume per sostenere la rivoluzione antimperialista, animata dal socialista Gabriele D’Annunzio e molti intellettuali futuristi parteciparono nel 1919 all’impresa rivoluzionaria
Se il Futurismo fu interventista lo fu insieme a quasi tutta l’intellettualità della Sinistra. Alla vigilia della grande guerra Marinetti fu interventista, come lo fu tutta l’elite della Sinistra italiana ed europea. Furono interventisti anche Pietro Nenni, p Antonio Gramsci, Palmiro Togliatti, Cesare Battisti, Benito Mussolini, Leonida Bissolati, Carlo Rosselli, Alceste De Ambris, Filippo Corridoni, Gabriele D’Annunzio, l’architetto futurista Sant’Elia, oltre all’anarchico Attilio Paolinelli che nel dopoguerra fece parte degli arditi del popolo.
Il fatto che in seguito in effetti esponenti futuristi si siano avvicinati al movimento di Mussolini non dimostra niente in quanto il fascismo era composto da socialisti, sindacalisti rivoluzionari, repubblicani mazziniani, dirigenti comunisti come Nicola Bombacci, anarchici di Carrara e qualche liberale di Sinistra. Questo solo per contestualizzare
Ad ogni modo in seguito la stagione storica del Futurismo, ormai era quasi giunta al termine. Qualcuno in Italia ha parlato del Futurismo come appartenente alla cultura della Destra, alludendo a quella conservatrice attuale, forse qualcuno, oltre che a Sinistra lo crede anche a Destra.
Tutto questo mentre grandi quotidiani americani cercano le radici culturali del Futurismo frugando nel fascismo e ignorano che queste radici sono proprio nella cultura statunitense, in quella cultura del pragmatismo in cui la modernità americano si è identificata.
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