Gabrielle Ludwig
Mary Gregory
Una Powerlifter transgender, maschio biologico, che compete nelle gare di sollevamento pesi femminile, Mary Gregory.
Si è vantata sul suo profilo Instagram di avere battuto quattro record mondiali di powerlifting femminile ad un evento organizzato dalla Raw Powerlifting Federation.
Bella forza è un uomo, direte voi. Per carità, non ditelo. Anche se avete ragione, ovviamente.
“Essendo una sollevatrice transgender non ero sicura di cosa aspettarmi in questa occasione ma tutto lo staff mi ha fatto sentire la benvenuta e mi ha trattata proprio come tutte le altre partecipanti femminili”.
Ovvio. Nel clima di costante terrore e ricatto morale con cui le “minoranze” LGBT tanto care ai progressisti tengono ormai in scacco ogni ambito della società civile negli Stati Uniti, nessuno si è sentito di obiettare riguardo la presenza della Gregory nella competizione.
Nessuno vuole ritrovarsi una denuncia e una richiesta di risarcimento di migliaia di dollari per discriminazione, e per pena accessoria il rogo in pubblica piazza e l’apposizione della lettera scarlatta della transfobia.
Ma ‘solleviamo‘ molti dubbi sul fatto che le atlete in gara siano state felici di essere battute da un maschio biologico che, pur sentendosi donna, ha la struttura ossea e muscolare di uomo.
Tantissimi infatti sono stati i messaggi sotto il post su Instagram. Il più tenero: “Hai letteralmente rubato il titolo alle vere donne in gara: dovresti vergognarti”.
Laurel Hubbard
Altra powerlifter transgender nella nostra galleria e’ Laurel Hubbard, 41 anni, che gareggiava in Nuova Zelanda nel medesimo sport nella categoria maschile, quando si sentiva uomo. Ovviamente con mediocri risultati.
Poi a trent’anni ha cambiato idea, e, gareggiando nella categoria femminile, ha magicamente vinto due medaglie d’oro e una d’argento ai Giochi del Pacifico a Samoa.
Che strano. Mai che accada il contrario, però.
Neppure il Primo Ministro Samoano Tuilaepa Sailele Malielegaoi era molto convinto.
‘”Io onestamente non penso che lui/lei dovrebbe partecipare in questa competizione, ma capisco anche che dobbiamo essere inclusivi e non possiamo escludere queste persone”.
Una affermazione, politicamente cauta, che è permeata di buon senso ma anche di rassegnazione. Poi una proposta saggia.
“Penso che dovrebbero gareggiare in una loro categoria”
Proposta di buon senso che non verrà recepita però:Hubbard si è iscritta/o persino ai giochi olimpici di Tokyo, categoria femminile, pur essendo tale richiesta in contrasto con le linee guida dell’ International Olympic Committee’s (IOC).
Temiamo di sapere come finirà.
Perché al di là del dramma di questi percorsi distopici da parte di queste persone, degne del nostro rispetto, l’ideologia dilagante pro LGBT+ non permetterà scelte di ovvia lealtà sportiva.
E renderà vani anni di sacrifici da parte di atlete di tutto il mondo, sull’altare della paura di essere tacciati di omotransfobia. Che sono parimenti, e più, degne del nostro rispetto.
Il ricatto è servito, Signori. Se questo è sport..
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