Ponte Morandi – Doveva essere il capolavoro ingegneristico della Nuova Italia. Quella che non si arrende, quella che quando vuole sa essere veloce, potente e bella. Costruito a tempo di record, “donato” dall’archistar Renzo Piano, genovese di Pegli e grandissimo architetto famoso in tutto il mondo.
Ed eccolo, a tempi “brevi” per il nostro paese che notoriamente mangia a quattro palmenti quando si tratta di opere pubbliche, il nuovo viadotto sul Polcevera è quasi pronto a ricucire lo strappo su Genova della autostrada A10.
La famosa “gronda” tanto cara ai genovesi e tanto invisa ai 5Stelle non sarà mai fatta, almeno non nel prossimo decennio. E quindi il nuovo ponte è fondamentale per la viabilità cittadina e autostradale.
Finalmente è pronto, però c’è un piccolo problema che magari in fase di progettazione doveva essere analizzato. Ci sono delle norme ben identificate – DM Infrastrutture del 5 novembre 2011 – che analizzano e disciplinano le diritture, le curve e tanti altri aspetti tecnici che io non sono in grado di analizzare.
La cosa importante, per noi che ingegneri non siamo, è che il ponte deve essere affrontato a 80 chilometri orari in direzione Genova a addirittura a 70 in direzione di Savona. Contro i 90 km/h dell’originale Ponte Morandi.
Non è stato costruito peggio, assolutamente no. Ma le nuove regole di sicurezza si fondano su calcoli matematici ben precisi (cosa che nel 1969 non succedeva) e quindi la velocità deve essere più bassa.
Il ponte è sicuro. Forse persino bello. Ma bisogna necessariamente andare piano.
Il modello di efficienza italiana per il mondo, si è dimostrato come sempre, un modello di approssimazione. Magari se a qualcuno dell’equipe di Renzo Piano fosse venuto il dubbio di leggere le norme, oggi si potrebbe marciare anche un po’ più veloci.
Leggi anche: Black Lives Matter: tra ideologia globalista e vampirismo economico
www.facebook.com/adhocnewsitalia
SEGUICI SU GOOGLE NEWS: NEWS.GOOGLE.IT