Giani e l’inconsistenza del niente. Il presidente giusto per un PD senza identità
Si sentono osannare festanti troppi giornali, alla presenza continua di Eugenio Giani dappertutto.
Fenomenale stacanovista nel taglio di nastri, nei brindisi, nella simulazione di lavori di costruzione. Giani operaio, Giani che posa mentre piccona, Giani a teatro, Giani lampredottaro e chi più Giani ha più Giani metta.
Potrebbe essere un grande Re, un grande Presidente della Repubblica oppure nulla grande Papa
Il giurista inglese Albert Venn Dicey diceva che l’Inghilterra era un paese democratico perché aveva il Parlamento a legiferare, il primo ministro a governare e come capo dello Stato una vedova in pensione.
Il tutto riferendosi a sua Maestà la regina Vittoria. In questa accezione Giani sarebbe un grande monarca. Ossia un uomo esclusivamente rappresentativo assolutamente ininfluente sull’amministrazione.
Stesso motivo per cui potrebbe essere un Capo dello Stato strettamente notaio. Di quelli che intrattengono i Capi di Stato stranieri con lunghi monologhi sull’arte al Quirinale.
Uno di quei gentiluomini ai quali qualche più pragmatico presidente, magari americano, chiederebbe di poter passare all’incontro con il premier per parlare di politica.
E nello stesso caso potrebbe essere anche un grande Papa. Magari di quelli che di teologia non parla mai, però va a fare visita ogni luogo di sofferenza. Non conosco il suo rapporto con la Fede ma sembra che per alcuni anche in quella carica sia auspicabile ma non essenziale.
Saprebbe amministrare un condominio?
Sembra assurdo porsi una del genere domanda nei riguardi di una persona che fa il presidente di regione.
Però, oggettivamente parlando, quando si vede l’azione amministrativa di Gianni sorgono molti dubbi. Da un punto di vista strettamente pratico è un uomo incapace di prendere una decisione.
Nei corridoi del potere conoscono tutti il suo punto di forza: essere un amabile intrattenitore. Un uomo capace di salvare una serata. Però questo è anche il suo punto oggettivo di debolezza. Non è un uomo che mette sostanza.
Sono le parole,le fotografie, gli abbracci, le strette di mano, i sorrisi non i fatti che fanno di Eugenio Giani, Eugenio Giani.
Ed in fondo cos’è il PD in Toscana?
Tutto ed al contempo il contrario di tutto.
Il Partito Democratico in Toscana è un regime consolidato di potere che vive di delicatissimi equilibri. Fragile e precari.
Quindi fare troppo o ormai persino fare qualcosa diventa addirittura anche compromettente. Può far saltare degli equilibri.
Il Partito Democratico è, nella regione Toscana, totalmente cristallizzato, arenato, bloccato. Muovere un pezzo potrebbe far cadere tutto il castello di carte.
E questo condanna all’immobilismo anche la regione Toscana.
I piddini toscani sono
Favorevoli all’aeroporto ma al contempo appoggiano un sindaco violentemente contro all’aeroporto, proprio nel comune necessario per fare l’aeroporto.
Favorevoli alle grandi opere però poi legati a doppio filo con tutti i comitati contrari alle grandi opere. Amici degli imprenditori però grandi sponsor dei collettivi.
Gianni e il PD Toscano: due entità astratte
È la perfetta sintesi tra un partito che ha paura di fare qualunque cosa, per l’elevato rischio di accendere una polveriera ed un presidente che fa degli inconsistenza la sua forza.
Gianni è il miglior candidato per perpetuare l’immobilismo in Toscana. Il garante di uno status quo deleterio per la regione, ma conveniente per il PD.
I toscani dovranno scegliere se vorranno il loro sapiente divoratore di tartine e frequentatore di salotti o qualcuno che dia una svolta seria.
Teoricamente hanno una possibilità….
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