Giulio Tarro ne è certo, non ci sarà una seconda ondata, e la idrossiclorichina è un farmaco efficace.
Il Sars CoV2 e la Spagnola: differenze e similarità; dubbi e certezze sulla seconda ondata prevista nel prossimo Autunno; le dichiarazioni dell’Oms: veritiere o frutto di pessimismo? Infine: che differenza c’è fra i virus influenzali e i beta-coronavirus, classe a cui appartiene il Sars CoV2? A far luce sui tanti temi che in questi giorni hanno dominato giornali e TV, ci aiuta il Prof. Giulio Tarro, illustre scienziato e virologo di fama internazionale.
Prof. Tarro, partiamo dalle dichiarazioni che ha fatto Ranieri Guerra: il Sars CoV2 tornerà in Autunno e sarà violento tanto quanto il virus della Spagnola.
Ma questa è una colossale stupidaggine. Un asino può fare certi paragoni. Scientificamente sono raffronti insostenibili. Innanzitutto perché ci troviamo a un secolo di distanza dalla pandemia della Spagnola. In secondo luogo perché stiamo parlando di un virus influenzale, cosa che il Sars CoV2 non è. Inoltre, pensando alla Spagnola, ci sono una serie di altre questioni: intanto le condizioni igienico-sanitarie molto diverse rispetto alle attuali; all’epoca si era alla fine della Prima Guerra Mondiale; in più, la Spagnola colpì i giovani ma non gli anziani, cosa che non è accaduta con il Sars CoV2. Inoltre negli anni compresi fra il 1918 e il 1920 eravamo in èra pre-antibiotica.
Prof. Tarro come mai la Spagnola colpì soprattutto i giovani?
Scientificamente si parla di “peccato originale”, nel senso che le giovani generazioni di allora non avevano gli anticorpi specifici per combattere quel virus. Ma questi anticorpi, invece, erano presenti nelle persone anziane in quanto già contrassero la Spagnola. E questo perché mentre i virus influenzali possono tornare ciclicamente (è accaduto anche con l’Asiatica, che già ci fu nel 1890 e quindi prima del 1957), i beta-coronavirus come il Sars CoV2 o muoiono o si regionalizzano. Nel caso della Spagnola, gli anziani tramite plasmaferesi diedero i loro anticorpi per guarire i giovani.
Quindi il Sars CoV2 non è un virus paragonabile a quello della Spagnola per tale ragione?
Assolutamente no. Del resto nel 2009 la Spagnola, che fu un virus influenzale, fece di nuovo la sua comparsa fra noi.
Davvero?
Sì. Solo che venne chiamata influenza suina. Ma se andiamo a guardare la sigla di entrambi i virus – cioè H1N1 – ci accorgiamo che si tratta dello stesso ceppo. E questa è stata la ragione per la quale non ci fu una situazione pandemica di influenza suina: perché era già presente un’estesa immunità fra le persone.
Si può supporre avvenga lo stesso anche per il Sars CoV2?
Ma certo! Lo dissi anche in una nostra precedente intervista, ma repetita iuvant. Quasi tutti i beta-coronavirus danno luogo ad una immunità di tipo cellulare che è perenne. Tanto è vero che chi ebbe la prima SARS e guarì non ha contratto il Sars CoV2 proprio per tale ragione. E sempre per lo stesso motivo se ne deduce che questo nuovo coronavirus è per gran parte uguale a quello della prima SARS e farà, quindi, la sua stessa fine.
Prof. Tarro, perché questo non viene detto dalle autorità scientifiche nazionali e internazionali?
Per la stessa identica ragione per la quale si è deciso, per un certo periodo, di togliere dal mercato farmaceutico il Plaquenil, vale a dire l’idrossiclorochina: perché si tratta di un farmaco che costa poco. Se si dicono le cose come stanno sul Sars CoV2, finiscono i vari vantaggi economici che si sono aperti per tanti pseudo scienziati e incompetenti che dovrebbero tornare non all’università, ma in prima elementare.
Perché l’Oms non interviene?
Perché dovrebbe sconfessare le cretinate dette da soggetti come Ranieri Guerra o Walter Ricciardi – per fermarci agli esempi italiani. L’Oms è un insieme di contraddizioni. In questa situazione sta facendo una figura davvero indegna, vergognosa. Basti pensare alla questione sull’infettività dei cosiddetti ‘asintomatici’. Nessuno che parli di carica virale, il solo parametro per valutare in modo oggettivo la possibilità di infezione da individuo a individuo.
Cosa si intende esattamente per carica virale di un virus?
È inesatto parlare di carica virale di un virus. Bisogna dire, precisamente, carica virale di una popolazione dello stesso virus. Si tratta, per dirla in modo semplice, della quantità di Sars CoV2 – parlando nello specifico – presente. Più Sars CoV2 c’è, più alta è la carica virale e quindi il conseguente numero di infezioni più o meno gravi. Anche l’Istituto Negri, proprio in un recente studio, ha dimostrato che l’attuale carica virale del Sars CoV2 è esigua. Cosa vuol dire? Che in circolazione non c’è una quantità di virus tale da poter determinare situazioni come quelle di Marzo e Aprile scorsi. E questo in virtù del periodo di vita programmato che ha, come natura vuole, il Sars CoV2 e anche perché la gran parte delle persone hanno ormai sviluppato gli anticorpi e svilupperanno l’immunità cellulare.
Ancora non si hanno stime precise sulla questione dell’immunità, perché pare che le persone siano riluttanti a sottoporsi al test sierologico.
Lo credo. Perché il test sierologico da noi è stato organizzato in modo indecente. Non si può mettere in quarantena una persona che risulta positiva alle IgG nell’attesa che le venga fatto il tampone e che escano i risultati di quest’ultimo. È una balordaggine! Anche ammettendo che chi ha sviluppato le IgG abbia un tampone positivo, lo sanno perfino i sassi che il virus rilevato in questo caso è morto e non può essere infettivo per nessuno.
Quindi non dobbiamo avere paura di una seconda ondata in Autunno?
Ma non scherziamo! Ci mancherebbe altro. Paura di che? Ammesso che ci sia qui e lì qualche caso, si sa come trattare questo virus. Forse Ranieri Guerra e Walter Ricciardi non lo sanno, ma i medici che sanno fare bene il loro lavoro sì. Dico di più: non solo in Autunno non ci sarà una seconda ondata, ma siccome ormai il Sars CoV2 è praticamente moribondo e sta avviandosi verso la sua fine, rinnovo a tutti l’invito a gettare le mascherine: ormai non servono più. Se le mettano Ricciardi e Guerra così eviteranno di dire troppe sciocchezze.
di PIERLUIGI PIETRICOLA fondazione Pietro Nenni
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