La Giustizia in Italia 1 – Gli stati nazionali, sono convenzioni, come ogni forma di organizzazione non naturale, che sia una srl o una gerarchia familiare, poco cambia. La cosa è pacifica.
E come ogni convenzione si fondano su due elementi fondamentali, il riconoscimento da parte della collettività e l’esistenza di regole che ne assicurino la continuità.
Il Filosofo francese Montesquieu (“Chiunque abbia potere è portato ad abusarne”) alla metà del 18esimo secolo modernizzava un concetto aristotelico di divisione di poteri e proponeva la tripartizione tra legislativo, esecutivo e giudiziario. Da qui gli stati moderni.
Le invasioni di campo non si sono mai fatte mancare, molte le ragioni, ma bene o male il sistema ha retto almeno fino ad oggi. Anche in Italia. Forse però sarebbe più corretto dire che in Italia le cose sono cambiate in modo progressivo ma apparentemente inarrestabile ormai da un trentennio.
Non mi riferisco all’abuso della decretazione d’urgenza, cioè di un esecutivo che sovente deborda nel legislativo, con correttivi non sempre efficaci. E neppure ai cd pretori d’assalto degli anni ‘60 e ’70, arricchivano le sentenze con perle del tipo “letto e disatteso l’art. xy”. Il mio pensiero va più a due personaggi che hanno avuto un ruolo di rilievo nella cronaca e nella politica nazionale degli anni ‘90. Uno, ex magistrato, si è trovato al Quirinale e non da turista, per una serie di improbabili combinazioni, e con una spocchia divenuta proverbiale esordiva con quel’ “Io non ci sto!” che lo rendeva più uguale fra gli uguali. Ma soprattutto l’altro, da poco deceduto.
Colui che con quel “Resistere, Resistere, Resistere!” all’inaugurazione dell’anno giudiziario di vent’anni fa presso il Tribunale di Milano, sfidava apertamente, e fra scrosci di applausi di suoi più o meno pari, gli altri due poteri. Quelli frutto di elezioni democratiche.
Nel mio mondo dei sogni (e in quello di Montesquieu) il Ministro degli Interni quel giorno avrebbe dovuto mandare i carabinieri in forze. Ovviamente non è successo. Ed oggi ci troviamo il dottor Palamara, inquietante, in televisione.
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