Una delle prime grane che il primo CDM del nuovo Esecutivo si è visto costretto ad affrontare è quella relativa al tema giustizia. In particolar modo, il rinvio dell’entrata in vigore della Riforma Cartabia e il tema dell’ergastolo ostativo.
Ovviamente, la sinistra (e non solo) si è immediatamente precipitata a tacciare di giustizialismo il Governo che vorrebbe soltanto legge e ordine.
La realtà come sempre è più complessa delle sintesi semplicistiche.
Cronistoria della riforma Cartabia
Vediamo brevemente per punti.
La Riforma Cartabia è stata pubblicata in G.U. il 17 Ottobre scorso e, considerata la vacatio legis di 15 giorni, avrebbe dovuto entrare in vigore ufficialmente domani 1 Novembre. Sennonché, dopo gran lavoro nello scorso anno sia a livello parlamentare sia a livello ministeriale (tante commissioni e gruppi di lavoro per consentire all’Ufficio Legislativo di licenziare un testo organico da approvare in Consiglio dei Ministri), ci si è accorti, dopo l’approvazione (sic!), che mancava tutta la parte relativa alle norme transitorie in materia di modifiche al codice di procedura penale.
E cioè, rimanevano nel limbo tutti quei processi penali che iniziati sotto la precedente normativa, rimanevano “a metà del guado”.
Ciò faceva scattare l’allarme dei procuratori generali che sottolineavano non solo l’imbarazzante situazione, ma anche il fatto che le Procure non si erano ancora attrezzate – con uomini e mezzi – per rendere operative le novità introdotte dalla riforma.
In mancanza di adeguamento da parte di Tribunali e Procure e in mancanza di normativa transitoria specifica, il rischio di caos è elevatissimo, tanto che diventa difficile se non impossibile rendere esecutiva la riforma il 1 Novembre. Gioco forza dunque il rinvio! Nessun mistero o nessun sabotaggio da parte del nuovo esecutivo. Anzi, il contrario ! L’incuria del precedente ministero e una certa lentezza delle strutture territoriali svelano l’arcano. Senza inutili dietrologie.
Ergastolo ostativo. Di chi è la colpa dei ritardi?
Altro tema! L’ergastolo ostativo.
Più di un anno fa la Corte Costituzionale con specifica ordinanza rilevava il rischio di incostituzionalità della norma che impedisce agli ergastolani di accedere alle misure riabilitative, in quanto in contrasto con l’art. 3 e 27 Cost. Contestualmente, invitava il legislatore a provvedere con specifica normativa.
Il Parlamento (della scorsa legislatura) avrebbe dovuto recepire il dictum della Corte e varare una norma ad hoc sull’ergastolo ostativo che riportasse la normativa a conformità costituzionale. Ebbene, non lo ha fatto! Così la patata bollente è stata ereditata dall’attuale Esecutivo che, rispetto al volutamente generico indirizzo del Giudice delle Leggi, vorrebbe introdurre dei criteri specifici per l’accesso ai benefici. In particolar modo, si starebbe lavorando a una serie di parametri – oltre la buona condotta – per verificare una qualche forma di dissociazione del condannato per mafia, terrorismo o associazione a delinquere con il contesto criminale e quindi consentire al condannato di poter accedere al beneficio.
Indipendentemente da quel che se ne pensi sul tema specifico, anche in questo caso, vi è da rilevare che chi si sbraccia nel considerare giustizialista questo Governo, omette di precisare che il precedente Parlamento pur avendo avuto a disposizione più di un anno per intervenire, non lo ha fatto, contribuendo al caos.
Non solo! All’udienza del 10 Maggio 2022 è stata proprio la Presidenza del Consiglio a chiedere un rinvio nella speranza vana di addivenire a un testo regolativo della materia.
Adesso tutti stanno a osservare il neo ministro Nordio, con l’intenzione di “sbugiardare” la sua presunta incoerenza rispetto al noto garantismo e a ipotizzare contrasti con il premier Giorgia Meloni sul punto.
Può essere per carità! Ma prima di puntare l’indice accusatore, l’esame dei fatti sarebbe d’uopo.
L’assurdità delle accuse a Nordio e al Governo
E, se i fatti sono quelli sopra sintetizzati – e lo sono! – è evidente che trattasi di ricostruzioni capziose e francamente infondate, almeno allo stato attuale. Non solo, pare altresì chiaro che le disfunzioni che si registrano tanto sotto l’un tema quanto sotto l’altro, sono da imputarsi prevalentemente alla precedente maggioranza che, pur potendo chiarire in via definitiva sia la normativa transitoria sulla Riforma Cartabia sia una norma specifica sull’ergastolo ostativo, evidentemente se ne è guardata bene.
Colpevolizzare Nordio o, peggio, attenderlo alle forche caudine di una presunta incoerenza è semplicemente privo di senso e di fondamento storico, logico e giuridico.
C’è invece da auspicare, vista l’importanza delle questioni in gioco, che la quadra venga trovata presto e che la riforma venga resa esecutiva entro l’ultimo trimestre del 2022 (come concordato con L’UE) e che si faccia luogo a una norma equilibrata sull’ergastolo ostativo che salvi tanto i diritti del detenuto quanto quelli della collettività tutta.
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