Giusto squalificare la schermitrice Ucraina.Lo sport impone il rispetto dell’avversario
Si possono capire umanamente la sofferenza, il disagio, la diffidenza. Ma le olimpiadi nell’antichità sospendevano le guerre.
I fatti
A tutto esiste un limite. E il limite lo deve trovare soprattutto chi rappresenta un esempio per i giovani.
Olga Kaharlan, una bravissima atleta Ucraina, non se l’è sentita di stringere la mano alla sua avversaria russa Anna Smirnova . Non se l’è sentita di mettere lo spirito sportivo, lo spirito Olimpico, avanti.
Quindi doveva essere squalificata sbagliatissimo anche solo pensare di modificare un regolamento per lei. In questo sbagliano le istituzioni sportive. Dovrebbero difendere quei valori, senza la minima esitazione.
Tempi più gloriosi
Vogliamo ricordare il grande esempio sportivo ,che andrebbe preso ad esempio, di Carl Ludwig Hermann Long. Atleta di un paese che aveva una severa legislazione razziale, come la Germania nazista, che dimostrò un grandissimo senso di sportività verso un atleta di colore americano e campione olimpico immortale come Jesse Owens. Indicò al suo avversario il punto migliore da dove saltare.
Questo è un esempio di sportività come Coppi e Bartali che si passano la borraccia. Lo sport innalza soprattutto perché forma dei caratteri perché preserva dei valori.
Regole forti vanno preservate
I motivi dell’eccezione possono essere attenuanti, ma deve valere il rispetto delle regole. Sono regole che hanno formato una civiltà :quella dello sport. Sono regole gloriose. Se una schermitrice ucraina decide di infrangerle, deve essere per forza di cose punita.
Quella la schermitrice doveva dare la mano all’altra schermitrice. Non al suo paese. Ma al suo avversario. Non è giusto in alcun modo modificare le regole.
Come non è giusto che gli atleti russi debbano battersi sotto bandiera neutralr. Questa è una forma di discriminazione inaccettabile. Resta il loro paese. Che ha una storia, una tradizione. Non si può chiedere ad un atleta di non portare la propria bandiera. Sarebbe disonorevole per quell’atleta partecipare a qualsiasi competizione, senza il proprio paese.
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