Solitamente i radical chic sono ricchi bensanti. Fanno lavorare tutti quanti; combattono, almeno con le parole, le diseguaglianze del mondo, ma sono loro stessi tra i maggiori beneficiari della sperequazione.
Sono seduti nelle loro ville, nei loro attici, magari sorbendo qualche cocktail esotico a bordo piscina. Parlano d’auto, di problemi sociali e diseguaglianze che conoscono, forse, per averne sentito parlare in qualche libro o in qualche inchiesta televisiva.
Caviale e champagne non li disdegnano di certo, ma poi vogliono insegnare a tutte quelle persone che conoscono la miseria, ad essere altruisti.
Gestiscono ristoranti gourmet iperesclusivi, dove sedersi costa quanto guadagna in tre giorni un operaio, però sproloquiano sul terzo mondo che muore di fame.
Oppure un’immagine, abbastanza caratteristica ed emblematica di loro, è quando vorrebbero imporre l’accoglienza; mandando a vivere tutti i disperati, nei quartieri dove vivono già i disperati di casa nostra. Ovviamente, ben si guardano dal ospitarli nelle loro ville, nei loro quartieri esclusivi.
Sono volutamente supportati dai maggiori organi di stampa. La loro concezione del mondo è imposta nelle accademie e negli atenei più prestigiosi.
Sono talmente tanto fautori di un assolutismo ben congeniato, che per loro qualcosa di aberrante ed innaturale come la teoria gender è diventata scienza pura.
Non esiste più il sesso di un individuo, esiste il genere: ognuno è quello che si sente di essere.
Non esistono i cromosomi, né esistono i geni. Nessuna spiegazione, che possa sindacare, anche in minima parte, la dogmaticità in questa nuova religione laica. .
Guardano con disprezzo ai regimi assolutisti che incendiano i libri, come se loro non fossero esperti nel mettere all’indice, nel mettere al bando qualsiasi pensiero di autori che non tributino assoluta obbedienza alle loro idee .
Potrei, senza paura di essere smentito, definirli i campioni del mondo dell’intolleranza. Ed allo stesso tempo i più grandi predicatori in tutto l’universo di una vuota tolleranza.
La cancel culture è un frutto sbocciato per mezzo di quest’albero velenoso che essi rappresentano.
È stata ritrovata una scatola del tempo sotto una statua del generale Lee, dove si pensava raccogliere oggetti, a preservare, a conservare un qualcosa per i posteri.
Questi pensano solo ed esclusivamente a cancellare ciò che la storia è stata, per poi riscriverla da perfetti e beceri ignoranti quali sono.
Con loro si arriva davvero alla fine della storia. Perché questa non deve più esistere: la loro narrazione deve diventare l’unica storia da raccontare.
Il politicamente corretto è la gogna.
Violenta ed intransigente contro chiunque si azzardi anche solo ad usare terminologie sgradite. Egli deve essere messo al pubblico ludibrio.
Se c’è qualcosa di buono costruito dei radical chic sinceramente io non sono in grado di vederlo.
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