Russia – Sono ormai passati trent’anni dalla caduta dell’Unione Sovietica. Il fallito colpo di stato militare di nostalgici del regime preoccupati per le aperture del presidente Mikhail Gorbaciov all’occidente, accelerò il dissolvimento di quello che Ronald Reagan aveva definito essere l’impero del male.
Ma in realtà quello che portò ad un tracollo non contenuto, e con pericolosi vuoti di potere, fu il miope atteggiamento della nuova leadership occidentale. Incarnata preponderantemente nella figura del successore di Reagan, George W. Bush senior.
Bisognava tendere una mano alla Russia, come Reagan fece più volte intendere chiedendo a Gorbaciov di buttare giù il muro. Ancora risuonano le parole di quel meraviglioso discorso.
“Segretario generale Gorbačëv, se cerca la pace, se cerca la prosperità per l’Unione Sovietica e per l’Europa orientale, se cerca liberalizzazione, venga qui a questa porta.” Sono i passaggi più significativi dell’appello di Reagan.
Una mano tesa per un futuro di prosperità
Ma quando l’Unione Sovietica fece la sua parte, Bush non fu all’altezza del momento storico. E non sostenne adeguatamente la permanenza al potere del migliore amico dell’Occidente del tempo. Dell’uomo che si era fidato dell’Occidente, nonostante Margaret Thatcher lo avesse più volte ammonito in tal senso.
Putin è stata la risposta di una Russia che si è rialzata. Di un paese che si è sentito umiliato.
Oggi parliamo di possibile ingresso dell’Ucraina nella NATO. Quando non comprendiamo che paradossalmente l’alleanza Atlantica dovrebbe evolvere in una grande alleanza occidentale. E la mano tesa alla Russia dovrebbe essere la soluzione vincente.
Separazione tra Russia e Cina
La guerra fredda fu vinta dall’occidente poiché Henry Kissinger seppe convincere Richard Nixon a separare Cina e Russia.
Oggi le stiamo sempre più avvicinando, rischiando la conseguenza peggiore: l’allineamento di due potenze che possono determinare Il tracollo dell’Occidente.
Dobbiamo mettere da parte lo scetticismo, la paura ed il pregiudizio per capire che è necessario sedersi attorno ad un tavolo con un grande paese legato da un destino e da una storia alla civiltà occidentale.
Non temiamo di stringere accordi con paesi come l’Arabia Saudita e veniamo a parlare dei diritti umani in Russia?
La lungimiranza e la speranza di creare le condizioni della prosperità in futuro debbono portarci a rivedere il nostro atteggiamento nei riguardi della Russia di Putin.
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