Come i verbi latini, anche i ladri italiani si dividono in attivi, passivi e deponenti. Dicesi ladro attivo colui che deruba direttamente o si costruisce le condizioni politiche, normative e ambientali per rubare. Chiamasi ladro passivo colui che lascia rubare e trae beneficio indiretto dal predetto furto. Dicesi ladro deponente colui che non deruba ma depone leciti finanziamenti pubblici su conti propri. In codice è appropriazione indebita.
A loro volta i ladri attivi si distinguono in tre specie: corrotti, corruttori e ambivalenti. I ladri tangentisti si suddividono a loro volta in tre sottospecie: chi prende tangenti per realizzare opere di pubblica utilità, chi inventa opere inutili o nocive per avere tangenti, chi prende tangenti alla crudaiola per non fare o per impedire che si faccia. Quando le tangenti sono troppo esose, in gergo matematico si chiamano secanti. (Gli dissero: settimo, non rubare. Lui rispose: perché i primi sei hanno potuto rubare e io no?)
Infine, la classificazione tipologica dei mariuoli per gradi via via più infami. Il ladro umanitario ruba ai ricchi per dare ai poveri. Il ladro ideologico ruba per la Causa. Il ladro militante ruba per il partito o per la corrente. Il ladro scambista ruba per comprarsi i voti e la gente. Il ladro familista ruba per i figli e per la moglie. Il ladro egoista, oggi più di moda, ruba per sé, per suo piacere o per godere nel possesso. Si spera ardentemente che alle categorie suddette corrispondano altrettanti gironi dell’inferno.