Quando chiama la poltrona, l’inciucio cambia nome. Diventa magicamente speranza per il Paese o governo di Responsabilità. Sempre inciucio, però, resta. Puzza di muffa anche con l’etichetta di prodotto fresco. Sono lontani i tempi di onestà, onestà. Perché i Cinquestelle l’accordo vogliono farlo proprio con quello che definivano il partito degli indagati, la piovra del Pd. «Pd Black Hole. Ogni giorno in un Paese conosciuto con il nome Italia… Tutti gli indagati del Pd: armatevi di pazienza».
Altro che Siri, dunque. Qualche mese fa Beppe Grillo sulla sua pagina Facebook pubblicava un video, già messo in rete nel 2016 (GUARDA IL VIDEO) in un cui faceva l’elenco di tutti gli indagati del Partito democratico, suddiviso per regione e filoni d’indagine. Poi è andato allegramente in giro per l’Italia con il suo spettacolo: Fake. Non ho avuto il piacere di vederlo, immagino sia autobiografico.
Quella di contare gli indagati del Pd non è un’idea fissa solo di Grillo, il blog dei 5Selle a maggio scorso pubblicava un articolo dal titolo La lunga lista di inchiesta che coinvolge il Pd: Zingaretti espellerà mai qualcuno. Nell’articolo si parlava del caso della governatrice Pd Catiuscia Marini, indagata nell’inchiesta legata alla sanità umbra e delle sue dimissioni.
Si legge nell’articolo: «Nel pieno di questa farsa assurda, Zingaretti ha dichiarato testualmente dalla Annunziata: “Il Pd che voglio è un partito dove se qualcuno si vende le domande dei concorsi siamo noi a cacciarlo prima che se ne accorgano i pm”. Il giorno prima aveva detto che la politica dovrebbe fare piazza pulita prima dell’intervento delle Procure. Benvenuto Zingaretti! Ora quando farai seguire alle parole i fatti? O sono soltanto uscite a caso in campagna elettorale? In Umbria, dopo lo scandalo Pd nella sanità, non è stato espulso l’ex segretario regionale dei Dem, Gianpiero Bocci. Zingaretti cosa aspetti?».
La poltrona chiama, Grillo & Co. rispondono lesti. Va bene anche Zingaretti, basta fare presto.