Guerra e clandestini l’opinione dello stratega.Nicola De Felice, Ammiraglio di divisione in congedo della Marina Militare, ex comandante di Marisicilia, ha scritto un libro dal titolo emblematico: “Stop invasione, le ragioni del blocco navale”.
Domani presenterà questo libro
alle ore 18 nella sede di Fratelli d’Italia in via galleria nazionale 24 a Pistoia. Ospiti anche il consigliere regionale Alessandro Capecchi, la consigliera provinciale Francesca Capecchi, Lorenzo Galligani, membro del comitato europeo di FDI, Matteo Pomposi di Gioventù Nazionale ed il coordinatore comunale Luca Davagni.
Ammiraglio De Felice ritiene che il governo abbia delle responsabilità nella tragedia di Cutro?
Il Governo è forse responsabile del terremoto in Turchia? Chi lo attacca, è unicamente preda di farneticante speculazioni politiche. Affermazioni di tal genere indicano, nelle migliori delle ipotesi, ignoranza in materia del diritto internazionale marittimo e dei tempi che sarebbero stati necessari per intervenire da Crotone a Cutro al momento del disastro.
Pensa che ci sia una strumentalizzazione da parte dell’opposizione?
È evidente. Ma direi di più: vi è una chiarissima manovra di sciacallaggio sulle morti di povera gente che ha pagato peraltro fino a 8000€ per affidarsi ai dei pirati scafisti, incuranti del buon esito del trasporto, avendo comunque ricevuto il pizzo per la traversata.
Andrebbe peraltro approfondita la posizione che la Turchia che nonostante sia nostra alleata nella NATO è governata da un governo stabile, permetta queste partenze.
Quali sarebbero le soluzioni, che dovrebbe adottare il governo italiano,per governare il fenomeno della clandestinità nel Mediterraneo?
L’Ue deve lanciare una missione di interdizione navale in Libia e in Tunisia con interventi selettivi nelle acque territoriali e contro le strutture logistiche a terra adibite alla tratta degli esseri umani. Allo stesso tempo, occorre assistere gli Stati di transito che ne fanno richiesta a sviluppare capacità di sorveglianza delle coste e delle aree SAR assegnate dall’Onu. Deve essere _conditio sine qua non_ che il comando e controllo, la sorveglianza e il pattugliamento sia congiunto con le locali Forze d’ordine.
L’interdizione navale è una misura selettiva che, pur non essendo un blocco navale indiscriminato di chiusura dei porti libici e tunisini né un embargo a forniture commerciali, serve a tenere sotto controllo i traffici marittimi illeciti nonché il dilagare di minacce terroristiche. Gli Hot-spot da istituire in Libia e in Tunisia o nei pressi dei Paesi di partenza devono essere utilizzati per accogliere i migranti in attesa dell’esito delle domande di protezione internazionale, dell’eventuale asilo politico o di rientro nei propri Stati di origine.
Essi devono essere finanziati dall’Onu, gestiti e controllati dall’Ue, in una cornice di sicurezza garantita da una forza militare europea, in collaborazione con le forze dell’ordine locali. L’obiettivo strategico è quello di stabilizzare e ricostruire gli Stati rivieraschi della sponda sud del Mediterraneo al fine di tutelare gli interessi europei, vincolati alla preservazione delle fonti di approvvigionamento energetico nonché di evitare il caos dilagante in nord Africa.
Sconfiggere quindi, una volta per tutte, quelle organizzazioni criminali che in maniera strutturata gestiscono la tratta degli esseri umani e che permettono l’arrivo in Europa di masse sbandate di migranti economici e di terroristi islamici di Al-Qaeda.
Analoga operazione è in atto sin dal 2008 in Somalia con l’operazione dell’Ue denominata Atalanta della missione civile-militare “Eunavfor Somalia”. L’Italia e gli altri Stati membri Ue contrastano la minaccia di traffici illeciti attraverso l’interdizione navale nelle acque territoriali somale con il consenso del governo locale. Il personale militare dell’operazione Atalanta può trattenere e trasferire persone sospettate di aver commesso o che ha commesso atti di pirateria o di rapina e sequestrare le imbarcazioni appartenenti ai pirati.
Le persone sospettate di aver commesso atti illeciti possono essere giudicate presso lo Stato membro Ue che le ha catturate, dallo Stato di appartenenza della nave mercantile sequestrata oppure, in applicazione di specifici accordi con l’Ue siglati dal Kenya e dalle Seychelles, dalle Autorità di tali Paesi.
Che ruolo dovrebbe avere l’Italia nel Mediterraneo?
L’Italia negli ultimi decenni è stata prigioniera di un’inefficace politica estera e di sicurezza, abbandonando il punto fondamentale di ogni Stato serio, e cioè la tutela degli interessi nazionali. L’Italia però è ancora in tempo per guardare con fiducia al futuro. Assuma il ruolo di protagonista nell’Ue e nella NATO recuperando credibilità e rispetto nel Mediterraneo.
L’autorità politica sia capace di imporre obiettivi adeguati prioritariamente agli interessi, allo sviluppo ed al benessere del popolo italiano e l’autorità militare definisca e partecipi solo a missioni coerenti con le esigenze strategiche della Nazione.
Le possiamo chiedere un commento sulla situazione in Ucraina?
Come italiani, ci dobbiamo allarmare sulle conseguenze del conflitto sugli equilibri geopolitici nel Mediterraneo. È evidente la presenza di un agguerrita potenza mondiale quale la Russia con la sua poderosa flotta, la scomoda presenza della Turchia anche in Libia, e le crescenti potenze di Algeria e Egitto.
Alla Russia impegnata nel Sahel, in Libia , in Siria e nel corno d’Africa serve il libero passaggio e il mantenimento di importanti badi aeronavali nel Mediterraneo. Come già successo in Libia, intese con la Turchia sono prevedibili, a scapito di un’Italia senza una strategia di sicurezza adeguata al livello di minaccia possibile.
Cosa pensa dell’atteggiamento del governo italiano?
Il Governo ha fatto una scelta di campo e rispetta l’impegno con i propri alleati. L’obiettivo che si pone è di raggiungere la pace al più presto. Il governo aspetta dalle opposizioni alternative valide e non mascherate di demagogia.
Crede che il paese sia profondamente diviso sulla guerra, e che queste divisioni mineranno l’unità della coalizione o quanto meno la determinazione italiana?
Gli italiani sono persone intelligenti ed è giusto che si discuta seriamente e ci divida su un problema così importante come la guerra in Ucraina. Non credo però che si possa arrivare a minare la coalizione anche perché è il principio della tutela degli interessi nazionali che deve prevalere.
La Cina ha presentato un piano di pace, credo sia conveniente sedere al tavolo delle trattative?
Tutti i tentativi di negoziazione devono essere studiati e vagliati se proposti nel senso di ricercare una cessazione delle ostilità e il rispetto dei civili presenti in zona di guerra. Forse su questo aspetto anche l’Europa poteva fare di più.
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