Ha ancora senso parlare di Centro in Italia?

matteo renzi

Ha ancora senso parlare di Centro in Italia?

Stiamo vivendo in un mondo fluido. Fluido nelle relazioni personali e familiari, fluido nei rapporti lavorativi, nella scuola e nella cultura, in ambito politico. La mancanza dei riferimenti in ogni settore della società crea confusione e incertezza. L’ironia è che la fluidità viene sbandierata come nuovo modello di libertà e modernità. Una sorta di “Re nudo”.

La politica, specchio fedele della società, rientra appieno nel concetto di fluidità. In maniera contorta vari esponenti percorrono i corridoi reali e figurati dei partiti uscendo, rientrando, usendo di nuovo, rientrando altrove, dando vita a collaborazioni, come viaggiatori smarriti alla ricerca di luogi – e ruoli – più confacenti.

In settimana c’è stata la diaspora di esuli del Pd della Liguria verso la “nave” di Calenda. C’è da capirli. Non è facile stare dietro alla svizzera Schlein, bacchettata persino da Lilli Gruber: “Ma non si capisce quello che dice!”. Esemplare una esilarante dichiarazione in tv della segretaria Pd sul – testuali parole – “fallimento delle politiche di esternalizzazione delle politiche sull’immigrazione”. Per non parlare di altre frasi alla… conte Mascetti di “Amici miei”. Le sue uscite pubbliche in rigorosa camicia Dior da 2.500 euro (più o meno il doppio di quanto prende di stipendio un suo elettore operaio) gridano vergogna, oltre che essere privi di contenuti degni di una seria e corretta opposizione.

Come i profughi del Pd ligure, tanti elettori si stanno guardando intorno, alla ricerca di un qualcosa o qualcuno che li rappresenti, in alternativa all’entrata nel sempre più consistente partito dell’astensionismo.

Rialzano quindi la testa i piccoli partiti, quelli di Centro o che hanno fatto del Centro la loro base politica. In primis quello di Calenda che, dopo mesi e mesi di… Saturno contro, ha visto nei giorni scorsi l’ingresso dei sopracitati esuli liguri e raccolto l’appoggio esterno di Elena Bonetti, finora fedele alla linea di Italia Viva. Bonetti, dopo aver chiesto scusa agli elettori per il fallimento del “terzo polo”, ha deciso di allontanarsi da Renzi. Non entrerà in Azione, collaborerà con Calenda, ma non esclude in futuro un suo possibile rientro in Italia Viva.

Quando si dice la fluidità…

Per non parlare di Ettore Rosato (famoso per il Rosatellum, una sorta di upgrade della più famosa legge elettorale Mattarellum), anche lui incerto sul da farsi. Con Renzi proprio non va d’accordo, ma ancora non lo convince il nuovo partito che sarà varato da Calenda ad ottobre. Dovrebbe trattarsi di un “Pd 2.0”, una specie di partito socialdemocratico, stile Longo Prima Repubblica, che nelle intenzioni del segretario di Azione sarà capace di attrarre molti delusi dalla Schlein e forse anche qualche 5 Stelle.

Saranno i benvenuti in Azione – o come si chiamerà – alcuni altri parlamentari di Italia Viva, ma anche consiglieri comunali e segretari locali di qualunque partito. Meglio ancora se arriveranno da Italia

Viva, alla faccia di Renzi!

A proposito di Renzi, è l’unico che in questo periodo ha parlato di idee e di politica, invitando alla festa nazionale di Italia Viva del 16 settembre scorso anche molti ministri e sottosegretari della Meloni. Solo lui sta facendo, nonostante il 3 per cento, opposizione vera al governo. Chapeau.

Ma ha senso parlare ancora di un Centro in Italia? E soprattutto è utile nell’attuale panorama politico? Il problema è che che il Centro è costituito oggi attorno ai propri leaders e non viceversa. Tutto ciò ricorda molto Ennio Doris, che nella pubblicità di una banca privata era fisso nel centro del cerchio che disegnava col bastone, con lo slogan “costruita intorno a te”. Ecco, si costruisce il partito intorno al leader.

La sensazione – ma forse qualcosa di più di una sensazione – è che gli unici obiettivi dei leaders siano proporre sé stessi e le proprie aspirazioni, non attuare una vera politica di Centro. Ma non funziona così. E’ dalla scintilla delle idee che si crea un partito. Se si eviteranno i personalismi e si creerà una forza politica che parta dalle idee e non dalle persone, allora il Centro in Italia potrà avere un senso. Altrimenti, meglio rimanere nel bipolarismo.

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