Hit parade dei peggiori. Le elezioni politiche italiane, oltre alle coalizioni, sono caratterizzate dalla presenza dei partiti politici. E questi partiti debbono fare i conti, oltre che con il risultato complessivo della coalizione alla quale appartengono, con i propri risultati individuali.
Il professore sereno
” Enrico stai sereno”. Gli disse Matteo Renzi . E quella frase lo accompagnerà per tutta la vita. La sua successiva defenestrazione da Palazzo Chigi, che lo portò a tornare ad insegnare a Parigi, divenne emblematica dell’affidabilità della parola dell’ex sindaco fiorentino.
Sicuramente Enrico Letta può essere piazzato a buon merito al terzo posto tra i peggiori. Ha gestito male la campagna elettorale. Cercando di rigenerare la sinistra, ma i risultati sono stati catastrofici. Non aveva la physique du role, per apparire credibile come leader di sinistra. Come Che Guevara dei nostri tempi è improponibile.
Non è riuscito a costruire un campo largo. Permettendo a Conte di prendere forte spazio proprio a sinistra. Ha portato il Partito Democratico ad essere si il primo partito di opposizione, solo difficilmente avrebbe potuto perdere questo primato. Ma ha conservato il primato per il rotto della cuffia, tallonato dal Movimento Cinque Stelle.
Il capitombolo del capitano
Una volta era da tutti conosciuto come il capitano. Quello che riempiva le piazze. Che a arringava folle oceaniche. Adesso di quel periodo rimane forse una sbiadita fotocopia.
Fece cadere il primo governo Conte , convinto di andare alle elezioni, pregustava una vittoria preponderante. Invece gli toccò finire all’opposizione, dove continuò l’anatema dell’uomo puro contro il male. Salvo poi doversi rimangiare tutto, quando decise di aderire al governo di Mario Draghi. Dovette fare il responsabile quando i responsabili li aveva sempre stigmatizzati come traditori della volontà popolare.
Al governo ha giocato un ruolo di responsabile per l’adesione, e di oppositore nei toni e nei contenuti. Non convincendo quegli ambienti che apprezzano i responsabili, e perdendo gli infervorati.
È riuscito a farsi scavalcare da Giuseppe Conte ,da un partito democratico in crisi, ha perso ogni speranza di leadership nel centro destra e per pochi voti non è andato a finire sotto ad un Berlusconi che fino a poco tempo fa era dato per molto meno rilevante di lui. Si è veramente guadagnato un secondo posto nel podio dell’insuccesso.
Gigino il disoccupato
Chi si è fatto più male di tutti, sicuramente è Luigi Di Maio. Perdere addirittura in casa in un collegio uninominale, con un risultato umiliante. Battuto da un pentastellato.
È stato la riprova della totale inconsistenza del consenso che lo aveva portato addirittura alla Farnesina. Non essendo dotato di particolari titoli accademici e di merito, ed avendo fondato un movimento praticamente irrilevante, sembra destinato all’oblio.
Raramente un uomo ha perso così tanto, in così poco tempo . Anzi si può dire chiaramente che ha perso tutto. Solo pochi mesi fa poteva essere scambiato come uno dei politici capaci di permanere nei palazzi per decenni.
Di vivere e cavalcare le ere della politica. Invece guadagna il primo posto dei podio dei peggiori . Magro bottino.
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