I 100 anni di Pasolini

pasolini

Oggi Pier Paolo Pasolini avrebbe compiuto cento anni. Un traguardo al quale si arriva in pochi. Difficile pensare che sarebbe ancora tra noi. Ma certamente se ne andò via troppo presto. Anzi ad essere intellettualmente onesti fu tolto da questo mondo prematuramente.

Ad essere umani si dovrebbe puntualizzare che ciò avvenne in maniera barbara, crudele ed iniqua. Ed ancora oggi le circostanze della sua morte sono così coperte la mistero, piene di interrogativi irrisolti da rendere palpabile una sensazione di ingiustizia. Di negata giustizia, di verità mancante.

Pasolini era un uomo particolare. Un uragano capace di travolgere i tempi. Comunista, forse per sensibilità. Ma profondamente conservatore sui valori.

Libertino ma capace di avere dentro di sé un rigore morale, un’onestà intellettuale, un ortodossia verso la correttezza e la trasparenza, da poter essere definito similare ad un giansenista oppure ad un oppure luterano.

Le sue lettere luterane sferzarono il governo democristiano e l’intera classe politica italiana, più di qualsiasi opposizione presente al tempo in Italia. Sembrava davvero un Lutero dei nostri tempi.

Laico ma animato da una profonda fede

La coscienza morale ed intellettuale del paese ne furono scosse perché Pasolini, fondamentalmente, aveva titolo per parlare. Pasolini era vero, perché Pasolini credeva in quella onestà, in quella limpidezza che ha in fine pagato con la vita.

Tanti, facile giudizio quando la condizione del costume può senza troppa fatica convincere da solo le masse che si debba disprezzare il lavoro pregevole di una limpidissima voce che va oltre il tempo e diventa un riferimento assoluto, per le proprie inclinazioni umane, lo accusarono di tutto.

Soprattutto lo colpirono sulle sue note preferenze sessuali, che spesso si rivolgevano probabilmente a giovani ragazzi di borgata, tentati dalle avventure con uomini più grandi e facoltosi.

Però ci sono due lance da spezzare in favore di Pier Paolo Pasolini

La prima è verso gli ipocriti, che non avrebbero avuto la forza morale di screditarlo con altrettanta veemenza, se suddetto vizio lo avesse avuto con delle donne. Loro volevano, facilitati da un modo di pensare del tempo, relegarlo ad un deviato, ad un uomo che non poteva dare nulla di buono alle masse ed ad un corruttore di giovani, vanificare opera intellettuale ed il suo messaggio politico.

La seconda lancia in favore di Pasolini va spezzata necessariamente contestando il fatto che lui potesse essere un corruttore di giovani. In realtà prima di Pasolini dei ragazzi di borgata non si sapeva nulla. O meglio non si voleva sapere nulla.

La sua speranza di istruirli, di far pensare a loro come prima come esseri umani, e poi cittadini verso i quali lo Stato aveva dei doveri, era la più autorevole voce ad asserirlo al tempo.

Accattone, magistralmente interpretato da uno degli attori presi dalla strada Franco Citti, va a fare un tuffo pericoloso per una scommessa con degli amici e si reca a rischiare la vita in centro. L’attore stesso ammette, in una successiva intervista, che la scelta è dettata dal fatto che un ragazzo di borgata doveva morire nelle strade del centro per fare notizia, perché morire in borgata non era qualcosa che faceva notizia nella società del tempo.

Mamma Roma

Pasolini appieno ha umanizzato anche la figura della prostituta in Mamma Roma, interpretata da una grandissima Anna Magnani. Professioni, categorie umane che dovevano restare nell’ombra, che dovevano esistere per soddisfare il vizio, per l’egoismo di una società che non sapeva essere inclusiva creando sacche di povertà e sofferenza sociale, ma nessuno doveva ricordare che esistessero. A quel punto non potevano essere ignorate. Pasolini raccontando queste persone gli dava dei valori, gli dava un’etica e rendeva insostenibile all’ uomo comune dire che non sapeva nulla di quelle realtà.

Pasolini era un uomo dalle scelte scomode, quindi era un facile bersaglio. Non piaceva alla borghesia perché violava apertamente le convenzioni sociali del tempo. Stravolgeva pubblicamente l’equilibrio della società italiana.

Ma non piaceva neanche ai giovani contestatori, che lui stesso contestò quando a Valle Giulia gli studenti aggredirono i poliziotti.

Il poeta non ebbe dubbi e si schierò dalla parte dei poliziotti, veri figli di proletari

Pasolini non era per seguire la corrente. Difendere gli studenti in Italia l’avrebbe reso alla stregua di un Sartre.
Pasolini era per le cose giuste. Perennemente assetato di verità, in un paese di segreti, compromessi silenziosi e piacevoli bugie. Aveva un profondo senso di equità.

Altri lo accusarono di essere in realtà nulla di più di un ipocrita borghese. Su questo Moravia, giustamente, rispondeva che l’amore di Pasolini per le cose belle, era legato alla carenza che né aveva avuto nella sua vita giovanile.

Io oggi mi sento di dire solo che se fosse vissuto ancora un po’, non dico fino a questo centesimo traguardo, ma ancora qualcosa in più, avrebbe dato ancora cose importanti per nutrire le nostre coscienze. Opere che certamente abbiamo perduto.

Leggi anche: Le sanzioni servono o non servono?

www.facebook.com/adhocnewsitalia

SEGUICI SU GOOGLE NEWS: NEWS.GOOGLE.IT

Exit mobile version