I Bersaglieri celebrano il 184° anniversario della Costituzione del Corpo, simbolo di eroismo nazionale e amor di Patria
La 1^ Compagnia Bersaglieri fu costituita a Torino nel 1836 ad opera dell’allora capitano del Reggimento Guardie (oggi Granatieri) Alessandro Ferrero de La Marmora (Torino,27 marzo 1799 – Crimea,7 giugno 1855).
Precursore di una moderna fanteria d’assalto, La Marmora fu l’Autore di una audace riforma della tattica di combattimento – rivoluzionaria per quei tempi – improntata sulle capacità individuali e di iniziativa del combattente, in contrasto con i vecchi schemi di combattimento legati a rigide ed obsolete strutture operanti sul campo ed a vecchi piani operativi.
MISSIONI E CARATTERE ARDITO
La nuova specialità doveva esprimere spigliatezza ed impeto, accoppiando l’abilità del tiro con la massima mobilità sul campo di battaglia. Compito era quello di svolgere servizio di esplorazione e missioni di carattere ardito ed essere in grado di operare con spiccata autonomia. Il personale combattente preposto doveva, quindi, comprendere uomini particolarmente addestrati al tiro e pronti ad agire, anche isolati, allo scopo di sorprendere, disturbare e sconvolgere lo schieramento nemico.
Ufficialmente, il Corpo dei Bersaglieri nasce in forza di un Regio Viglietto, il 18 giugno 1836 dopo la costituzione, nella Caserma “Ceppi” di Torino, della 1^ Compagnia. Con le formazioni della 2^ Compagnia (gennaio 1837), della 3^ Compagnia (gennaio 1840) e della 4^ Compagnia (febbraio 1843), si costituisce il 1° Battaglione Bersaglieri che ebbe il suo battesimo del fuoco l’8 aprile 1848, nella battaglia del ponte Goito, all’inizio della 1^ Guerra d’Indipendenza, ove restò gravemente ferito lo stesso La Marmora. Gli italiani accolsero il “bersagliere” come espressione e simbolo del soldato per eccellenza, rappresentante di quell’Italia che “si destava” dall’occupazione straniera.
Con il trascorrere degli anni aumenta il numero dei battaglioni e nel 1861 vengono costituiti i primi 6 Reggimenti. La massima consistenza organica si raggiunge con la 1^ Guerra Mondiale, ove sono presenti ben 2 Divisioni speciali formate da 7 Brigate, 21 reggimenti e 5 battaglioni autonomi. Nei decenni che seguono, le unità bersaglieri – di volta in volta sempre dotate dei più moderni mezzi di locomozione e combattimento, atti a favorirle nelle loro rapide azioni d’intervento – sono protagoniste in tutte le Guerre e in tutte le battaglie più significative della Storia d’Italia: dallo stesso Risorgimento alla 1^ e 2^ Guerra Mondiale fino ai più recenti interventi “fuori Area” sotto l’egida Nato e ONU.
I REGGIMENTI ATTUALMENTE OPERATIVI
Sono 6 e le loro bandiere di guerra sono decorate, complessivamente di : 12 M.O. – 11 M. A. – 28 M. B. e 9 Croci di Cavaliere dell’O.M.R.I.
Essi sono dislocati a :
– Cosenza – 1° Reggimento Bersaglieri, inserito nella Brigata Garibaldi ;
– Capo Teulada – 3° Reggimento Bersaglieri, inserito nella Brigata Sassari ;
– Trapani – 6° Reggimento Bersaglieri, inserito nella Brigata Aosta ;
– Bari – 7° Reggimento Bersaglieri, inserito nella Brigata Pinerolo ;
– Caserta – 8° Reggimento Bersaglieri, inserito nella Brigata Garibaldi ;
– Orcenico Superiore – 11° Reggimento Bersaglieri, inserito nella Brigata Ariete.
IL DECALOGO DI LA MARMORA
La Marmora riassunse in un decalogo l’istruzione e l’educazione bersaglieresca
Obbedienza – Rispetto – Conoscenza assoluta delle proprie armi – Molto addestramento – Ginnastica di ogni genere sino alla frenesia – Cameratismo – Sentimento della famiglia – Rispetto alle leggi ed onore al Capo dello Stato – Onore alla Patria – Fiducia in se stessi sino alla presunzione.
Anche Benito Mussolini, nella Prima Guerra Mondiale, servì la Patria nei Bersaglieri. La sua esperienza è raccontata nel suo diario di guerra, scritto sul campo e senza ricorrere alla memoria. Il Duce ha vissuto le trincee nei panni del bersagliere semplice, dal dicembre 1915 al febbraio 1917, fino a quando non restò gravemente ferito. Nel bel mezzo degli scontri scrisse le sue memorie del conflitto, poi apparso a puntate sul “Popolo d’Italia” e pubblicato nel 1923 in un volume unico.