I Brics alzano la posta e il mondo si spacca
Novità stanno emergendo sul fronte dei Paesi Brics. Dal primo gennaio 2024 altri stati si uniranno al gruppo dei “fondatori”, ovvero Iran, Arabia Saudita, Argentina, Emirati Arabi ed Etiopia.Si formera’ quindi il Brics plus.
Tuttavia altri Paesi hanno richiesto di entrare nel gruppo. La guida e’ di Xi Jinping, fresco di incontro di Biden, che si è affrettato a dichiarare: ” Il mondo è abbastanza vasto per Cina e Stati Uniti”. Tu gestisci la tua parte di mondo che all’ altro emergente ci pensiamo noi. E lo sta facendo convintamente.
Intanto Xi Jinping sta cercando di avere il sostegno delle massime imprese del mondo, soprattutto nel campo della tecnologia e dell’intelligenza artificiale. Sta lavorando al pari del capitalismo statunitense, collaborando anche finanziariamente con le massime aziende mondiali. Apple, Citigroup, Microsoft, senza contare le aziende di Elon Musk, stanno progressivamente abbandonando Washington e favorendo Pechino.
Insieme alla forza economica, Xi Jinping intende anche cominciare ad avere un nuovo peso politico. I Brics d’altronde sono cresciuti negli ultimi anni molto più che i Paesi alleati degli Stati Uniti, tra cui anche quelli europei. Gli analisti sono convinti che nel 2040 vi sara’ il sorpasso del PIL dei Paesi Brics rispetto agli attuali Paesi del G7. Ad oggi il PIL complessivo dei Paesi Brics è il 31,5%, il Brics Plus arriverà al 37% e continuerà’ a crescere in maniera vertiginosa. Tanto per dare un paragone, nel 2022 il PIL complessivo dell’Unione Europea è stato il 14%. E le previsioni sono di una progressiva riduzione del PIL della UE e del G7.
Il divario diventa quindi sempre più evidente se si considera anche una popolazione più numerosa e molti più giovane. Fra i Brics inoltre rientrano anche Paesi che esportano petrolio, come Iran, Emirati Arabi e Arabia Saudita. Le loro prospettive sono sicuramente in crescita.
Ma fin dove vogliono arrivare i Brics?Il loro scopo non è neanche tanto velato. Vogliono costruire un nuovo ordine mondiale, in campo economico, politico e commerciale, che sia in alternativa a quello creato dopo la seconda guerra mondiale, e che ha visto gli Stati Uniti fino ad oggi egemoni.
Hanno già creato una nuova banca che ha cominciato ad operare nel 2016, con sede a Shangai. Hanno creato un fondo monetario del Paesi Emergenti, alternativo all’FMI. Ma soprattutto vogliono scalzare il predominio del dollaro, che attualmente regola il 60% degli scambi commerciali internazionali e l’89% delle transazioni del marcato dei cambi. Xi Jinping candida a moneta unica lo yuan, ma tale ipotesi non piace agli altri Paesi Brics.
Quali sono invece i limiti dei Brics? Il nuovo gruppo appare assai composito per stili di potere, politiche finanziarie e gestione delle democrazie. Difficile quindi che possa essere trovato un minimo comune denominatore. L’unico obiettivo che sembra effettivamente unirli è appunto la volontà di scalfire il dollaro e diminuire il potere degli Stati Uniti e dei suoi partner, che stanno tenendo troppo le maglie strettamente confronti dei Paesi emergenti, non permettendo loro di crescere e modificare i propri destini in termini economici.
Inoltre vi sono all’interno dei Brics nazioni come l’India e l’Indonesia che non sono d’accordo nel concedere alla Cina la guida dei Paesi emergenti e quindi il comando del nuovo ordine mondiale. Infine c’è il problema politico. Difficile pensare che Paesi complessi e monocratici possano delegare parte della propria sovranità ad un ente sovranazionale, così come è accaduto con le Nazioni Unite.
Le stesse guerre in Ucraina e in Israele hanno dimostrato che all’internet Brics vi è una spaccatura tra chi parteggia per la Russia e chi per l’Ucraina, chi per Israele e chi per i Paesi Arabi. Le sfide dei Brics Plus quindi saranno su due fronti. Il primo esterno, nella lotta alla dedollarizzazione del mondo. Il secondo interno, fra le diverse anime che minano l’unitarietà’ dei Paesi emergenti.
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