“– Joe: Vuol dire che suona quella musica moderna, il jazz?
– Zucchero: Già, il jazz caldo.
– Joe: Ah beh, a qualcuno piace caldo… Personalmente io preferisco il classico.”
(Dal film: A qualcuno piace caldo)
I generi musicali
A cosa serve classificare la musica per generi musicali? Nel vasto universo della musica possiamo ascoltare una produzione sonora enorme, oggi amplificata dalla diffusione sui siti Internet dove è possibile scaricare qualsiasi brano e ascoltarselo – magari in cuffia – lavorando, studiando, correndo, ecc… Creare dei contenitori in cui includere musiche simili tra di loro ci permetterà di orientarci per comprenderne meglio le similitudini e le differenze. Saremo così in grado di distinguere un brano rock da uno jazz, la musica barocca dalla musica classica, e così via.
Per la classificazione si prendono in considerazione gli aspetti sociali, culturali, musicali, geografici e storici. Gli aspetti sociali e culturali riguardano i contesti di composizione, esecuzione e ascolto del brano musicale. Gli aspetti storici e geografici riguardano l’anno e il luogo di nascita del brano.
Negli aspetti musicali analizziamo elementi quali il timbro, l’organico strumentale, la melodia, il ritmo, l’armonia, i testi, la forma, ecc…
Popular Music, Musica classica, Jazz, Musica folklorica
Generalmente si usano quattro contenitori principali: popular music (o musica leggera); musica colta occidentale (o musica classica); jazz (o musica afro-americana); musica folklorica (o musica popolare). Alcune di queste definizioni però – spesso riportate nei libri e comunemente accettate – presentano dei limiti e delle scorrettezze. Ad esempio la definizione “musica colta” riferita spesso solo alla musica classica è fuorviante e inesatta. Perché il jazz non è colto? E certa musica di autori della “popular music” non è colta? E poi, cosa significa “colto” e cosa significa “cultura”?
Gli antropologi ci dicono che la cultura è un fenomeno molto complesso. Anche nei discorsi quotidiani definiamo la cultura con una serie di aggettivi che in qualche modo la etichettano dividendola in settori particolari; si parla quindi di cultura popolare e di cultura accademica, di“subcultura” e “controcultura”, cultura di massa e cultura specialistica, cultura di base e cultura d’élite, e l’elenco potrebbe continuare. Tornando alla musica classica o colta, preferisco quindi usare un altro termine per indicarla, cioè quello di “musica fissa”. Questa definizione – coniata dal direttore d’orchestra Leonard Bernstein – mette in luce la caratteristica principale di questa musica che la rende differente dagli altri generi musicali. L’altra considerazione è sull’aggettivo “classica” in cui spesso si fanno rientrare tutte le epoche e gli stili musicali: barocco, rinascimento, medioevo, romanticismo, ecc…Per musica classica s’intende invece un periodo preciso della storia musicale situato tra il Barocco e il Romanticismo (l’età di Mozart, Beethoven, Haydn, tanto per citare tre grandi autori), caratterizzato dall’ordine e dalla simmetria delle forme, da certe regole armoniche e da un linguaggio specifico.
Musica fissa
Detto questo, ci sono comunque molti punti in comune tra le varie epoche e stili musicali (dal Medioevo in poi). La musica fissa (o colta) nasce con la liturgia cantata del Gregoriano, durante il Medioevo in Europa, sviluppandosi poi in tutto il mondo. La scrittura musicale è fondamentale per la conservazione e la riproduzione fedele dei brani che hanno una durata più lunga rispetto a una canzone. Le qualità del suono sono combinate tra di loro in modo complesso. Anche la forma è complessa. Gli strumenti usati sono quelli acustici (non amplificati), elettrofoni a parte. Nel canto, le voci sono impostate e i testi dei brani cantati sono di qualità elevata. Il ruolo del compositore è molto importante e (a volte ma non sempre) distinto da quello dell’esecutore (anche se nel passato i due ruoli coincidevano) il quale è obbligato a seguire fedelmente le indicazioni del primo. La formazione di queste due figure è professionale e impartita in luoghi specialistici (chiesa, monasteri, conservatori, accademie, ecc…). I luoghi di esecuzione e di ascolto sono i teatri, le chiese, le piazze e le sale da concerto.
Popular Music
Spesso chiamata anche musica leggera, nasce all’inizio del 1900 e si è diffusa in tutto il mondo, partendo dall’Europa e dagli Stati Uniti. Il termine “popular” indica la grande diffusione e notorietà di questo genere musicale tra la gente comune (popolo). Riguardo agli aspetti musicali questo genere è caratterizzato da: voci naturali, non impostate; uso di strumenti acustici amplificati ed elettrofoni; testi spesso semplici; le qualità del suono sono, di solito, assemblate e usate in modo semplice; la durata dei brani è breve (3-4 minuti); la forma delle canzoni è semplice; i brani sono trasmessi oralmente, senza scrittura e lettura musicale, per imitazione; la scrittura è semplificata (melodie e sigle degli accordi). Il ruolo dell’esecutore è spesso ritenuto più importante rispetto a quello del compositore a meno che non coincidano nella stessa figura (come nel caso dei cantautori). La formazione musicale viene impartita nelle scuole di musica, nei conservatori (che si stanno aprendo sempre di più a questo genere) e in scuole specialistiche (in Italia famosa quella di Mogol). I luoghi deputati all’esecuzione e all’ascolto collettivo sono le discoteche, gli stadi, i locali, i teatri, ecc…
Jazz
Non si conosce esattamente il significato del termine “Jazz”. Due, tra le numerose ipotesi, fanno risalire l’origine della parola al verbo “jaser” (fare rumore) o al termine “jasm” (entusiasmo, energia), parole usate nel dialetto afro-americano dei neri del sud degli Stati Uniti dove, alla fine del 1800, nacque il jazz. Un’altra ipotesi, forse più fantasiosa, è quella che fa risalire il termine al suono di uno dei piatti della batteria. Gli aspetti musicali di questo genere multiculturale, dove confluiscono anche influenze colte europee, sono: voci naturali, non impostate; uso di strumenti acustici amplificati e non amplificati ed elettrofoni; testi semplici e in inglese; ritmo molto sviluppato; l’improvvisazione ha un ruolo fondamentale; la durata dei brani è più lunga di quella di una canzone; la forma può essere semplice o complessa; i brani sono trasmessi oralmente, per imitazione o mediante scrittura; la scrittura è semplificata (melodie e sigle degli accordi). I ruoli dell’esecutore e del compositore sono ugualmente importanti. L’esecutore improvvisa “liberamente” sulla melodia composta o sull’armonia del brano (accordi). La formazione musicale viene impartita nelle scuole di musica e ultimamente anche nei conservatori. I luoghi deputati all’esecuzione e all’ascolto collettivo sono i locali, i teatri, ecc…
Musica folklorica
La “musica folklorica”, detta anche musica popolare, include le musiche dei gruppi etnici e geografici di tutto il mondo. È il genere musicale più antico poiché nasce e si sviluppa dalla Preistoria in poi. Le caratteristiche musicali sono simili, in parte, a quelle della popular music: voci naturali, non impostate; uso di strumenti acustici; testi spesso semplici e in dialetto o nella lingua dell’area geografica; le qualità del suono sono, di solito, assemblate e usate in modo semplice; la durata dei brani è spesso breve; la forma è semplice; i brani sono trasmessi oralmente, senza scrittura e lettura musicale, per imitazione. Il ruolo del compositore non è importante perché il brano appartiene al gruppo etnico. L’esecutore suona ed elabora i brani della tradizione. La formazione musicale viene impartita oralmente. I luoghi deputati all’esecuzione e all’ascolto sono quelli legati alla vita quotidiana (eventi, riti religiosi, ecc…).
Una precisazione riguardo alla modalità d’ascolto – che riguarda tutti i generi – è doverosa: la tendenza del nostra epoca, è quella di ascoltare musica registrata, non eseguita dal vivo. Questo fatto, in apparenza scontato, ha determinato una profonda trasformazione, iniziata già alla fine dell’Ottocento con i primi dischi a 78 giri, nel rapporto tra il mercato della musica e i consumatori che sono diventati più numerosi e diffusi ma meno esperti rispetto al passato.