I giacobini di oggi: dalla ghigliottina al tintinnio delle manette. È quello che è diventata la sinistra, a livello internazionale. Si inchinano festanti, davanti alle procure.
Si uccide ogni garantismo, dimenticando che un giorno si può diventare imputati, e questo è inquietante se si sono rimossi freni e bilanciamenti al potere di chi giudica.
Sembra il caso Trump
Pare di trovarsi davanti al caso del Donald Trump, dove i democratici, perennemente in crisi d’identità, sperano sia la giustizia a processarlo. In sostanza a vincere le elezioni per loro. Quindi espropriando gli elettori del diritto di scegliere.
In Italia è da Mani Pulite in poi che ci si schiera giubilanti al ritmo del tintinnio delle manette, diventando giustizialisti feroci.
Ma non siamo un po’ ridicoli?
Noi siamo un paese in cui, gli assassini non scontano mai le pene. Dove delle donne denunciano tre volte i loro stalker, e quelli fanno in tempo ad ammazzarle, senza che nessuno sia intervenuto. Dove ci sono processi penali che durano decine di anni. Se in Italia c’è qualcosa di incerto, è la certezza della pena
Un paese che non si preoccupa di essere violentemente rigido con gli assassini, con i terroristi,invece si preoccupa di far decadere la presunzione di innocenza in favore di chi ricopre pubblici uffici.
Cerchiamo di essere chiari, Io sono convinto che se chi ricopre un pubblico ufficio ruba, vada interdetto per sempre, non possa mai più per tutta la vita ricoprire alcuna carica e vada mandato in galera. Ma questo deve avvenire dopo un processo equo. Con le dovute garanzie e soprattutto non può un’indagine determinare di per sé le dimissioni di qualcuno.
Garanzie sbilanciate
Ci sono tre motivi per ritenere inquietante il nostro sistema giudiziario.
Il primo è che non c’è vera parità tra difesa e accusa. Non siamo in quei paesi civili dove il pubblico ministero è l’avvocato dell’accusa, e si trova contrapposto l’avvocato della difesa, con pari dignità e pari prerogative. Da noi i pubblici ministeri sono colleghi di coloro i quali giudicano. Possono essere giudici e accusatori durante la loro carriera senza dover scegliere tra una delle due funzioni.
Il secondo è etico.Un politico è sempre giudicato, un giudice mai. Dunque se sbaglia un politico paga. Ma se sbaglia un giudice non paga.
È per questo che non si può pensare che un’accusa possa avere ripercussioni gravi ed immediate. Prima di tutto perché essere accusato non significa condannato. In secondo luogo perché se un giudice sbaglia, un ministro magari si deve dimettere, quel giudice non subisce alcuna censura.
Pensiamo che coloro i quali hanno messo in galera Enzo Tortora, con uno scandalo giudiziario senza precedenti, sono tranquillamente arrivati alle massime cariche della magistratura.
Ed in ultimo perché c’è un linciaggio mediatico, che impedisce di avere soprattutto in fase iniziale un quadro chiaro e si viene consegnati alla giustizia di piazza.
La giustizia deve agire con i propri tempi, con serenità ed imparzialità. E dunque non sia il tintinnio delle manette ad influenzare l’azione dei governi.
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