I Nuovi Talebani. All’alba di questo millennio, correva l’anno 2001, le televisioni di tutto il mondo trasmisero talebani barbuti che cannoneggivano le due enormi ed inermi statue dei Budda di Bamyan, scolpite nella montagna. Usciti dalla montagna, quasi i prigioni di Michelangelo. Allora mi sembrò un atto abominevole e ingiustificabile. Ricordo ancora che mi provocò un disagio e un senso di impotenza enormi, soffocanti. Forse addirittura peggiori di vedere uccidere persone.
Quelli della mia generazione avevano assistito esclusivamente alla rimozione delle statue dei gerarchi comunisti, dopo la caduta del Muro di Berlino. E non senza un aperto senso di soddisfazione. Di liberazione. Ma quella non era storia di per sé. Erano prima di qualsiasi altra cosa simboli. Simboli di oppressione, di crudeltà, di negazione dei minimi diritti di libertà ed autodeterminazione. Una spada di Damocle sul futuro del mondo libero. Cose dei nostri giorni. Vissute in diretta. Niente di comparabile.
Nel 2015 altri barbuti, quelli dell’Isis, conquistano Palmira. I resti pregevolissimi una città carovaniera millenaria, citata col suo primo nome, Tamar, perfino nella Bibbia. Seleucide, poi per un certo periodo anche romana. Simbolo di convivenza tra culture, simbolo di civiltà e di bellezza, di scambi commerciali tra oriente ed occidente. Sempre alla tv, dai nazisti in poi – che l’avevano più con i libri che con la storia a dire il vero – must costante dei regimi, il militante dell’Isis, goffo e gigantesco nel suo nanismo mentale, distrugge col trapano colonne, archi, statue, bassorilievi: la Civiltà. Qui il disagio era diventato addirittura fisico, quasi un attacco di panico. Avrei voluto essere li per poter far giustizia sommaria, senza alcuna remora.
Ma noi siamo l’Occidente, dicevo a me stesso, qui tutto ciò non potrà mai succedere. Il dolore della perdita irreparabile di tanta storia e bellezza resterà, ma ci saranno posti che non saranno mai toccati. Perché veglieremo. Perché chi non ha letto George Orwell ed il presente eterno del Partito che tutto distrugge e riscrive? Chi di noi non comprende come tutto vada contestualizzato e apprezzato nei secoli, per l’insegnamento che rende? Nessuno. La storia, l’arte, la bellezza sono il nostro patrimonio di uomini moderni, il dono delle generazioni che ci hanno preceduto. Un tesoro inestimabile. Da proteggere.
Ed invece, una vera beffa: è bastato millantare un fine nobile per legittimare l’inconcepibile. I nuovi nazisti, i nuovi talebani adesso si fanno chiamare antirazzisti ed antifascisti. Ma sono barbari. E sono fra noi. E la Civiltà è sotto un terribile attacco.
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