Hitler si rendeva conto del disastro che poteva conseguire al crollo del Fascismo italiano anche per i tedeschi. Egli infatti temeva, anche se lo considerava assai improbabile per la differenza di condizioni tra Germania ed Italia, che potesse esservi una qualche emulazione internamente al nazionalsocialismo.
Si decise a parlare alla radio di quanto era avvenuto in Italia. Una mossa suggeritagli da Goebbels, al fine di scoraggiare qualsiasi facinoroso.
Nel suo discorso il Führer sottolineò l’inadeguatezza del popolo italiano e l’ingratitudine del governo Badoglio, mentre ribadì la grande ammirazione per Mussolini. In una fase iniziale i suoi collaboratori erano convinti che Hitler volesse fare tabula rasa dell’Italia.
Venne nominato un plenipotenziario nella figura di Rudolph Rahn, e presa in considerazione l’incorporazione di tutto il territorio italiano nella nel Reich tedesco. Provvisoriamente l’Italia venne divisa in due zone. La prima, quella più prossima al fronte, venne affidata al Maresciallo Kesserling. La seconda, che potremmo identificare con l’estremo confine meridionale tedesco efficace per la difesa, al Maresciallo Rommel.
L’Italia aveva perso la sovranità
L’Italia era solo un territorio considerato privo di qualsiasi sovranità, totalmente affidato alle autorità militari. Inoltre, per quanto riguardava il sud Tirolo, vennero in sostanza ristabiliti i confini dell’antico impero asburgico, e fu studiata un’estensione della Carinzia su territori italiani.
L’amministrazione di queste parti d’Italia sarebbe stata affidata direttamente a due Gauleiter (una specie di governatore militare tedesco).
Lo stesso Goebbels, confidò nei suoi diari che l’assenza di qualsiasi autorità italiana forte sarebbe stata ideale per i progetti tedeschi di annettere la Lombardia ed il Veneto insieme al Friuli ed al Trentino, permanentemente nella Germania. Nel frattempo al quartier generale del Führer si erano riuniti alcuni gerarchi tra i quali Farinacci, Preziosi Renato Ricci, Alessandro Pavolini ed il figlio del Duce Vittorio.
Hitler pensò, nonostante le perplessità di molti suoi collaboratori e di alti ufficiali quali Rommel e Kesselring, di far rinascere in qualche modo un governo fascista.
La storiografia comunque documenta chiaramente che nessuno voleva riorganizzare l’Italia come alleato per combattere la guerra militarmente. Ma magari un governo che garantisce la sicurezza interna tramite una milizia forte supportata dai tedeschi. Per garantire la sicurezza dei militari germanici che combattevano in territorio italiano.
In buona sostanza la rinascita del Fascismo secondo alcuni gerarchi nazisti poteva consentire la sicurezza del fronte interno in Italia. Mentre per una parte della dirigenza tedesca questa avrebbe potuto essere affidata alle SS magari con la collaborazione di elementi fascisti esterni.
Mancava una figura come quella di Mussolini
Pavolini prese una certa autorevolezza agli occhi dei tedeschi. Il problema risiedeva nel fatto che non c’erano figure alternative a Mussolini per prestigio ed autorevolezza. I pochi gerarchi pervenuti non erano stati neanche particolarmente rilevanti nel regime precedente. Pavolini aveva avuto una rispettabilissima funzione ministeriale, ma di certo non era candidato né papabile alla successione di Mussolini, neanche nella mente dei più fantasiosi.
I tedeschi liberarono da Forte Boccea anche Buffarini Guidi. Uomo del quale si fidavano profondamente, ma anch’egli incapace di rappresentare una valida alternativa a Mussolini nella ricostruzione del fascismo.
Serviva autorevolezza e solo ed esclusivamente il Duce del Fascismo poteva darla al nuovo governo.
Poi un’altra importante figura avrebbe potuto essere quella del Maresciallo d’Italia Ugo Cavallero, grande nemico di Badoglio.
Aveva per anni tramato contro Mussolini, sembra che i tedeschi ne fossero a conoscenza. Ma i vertici militari germanici erano comunque propensi a coinvolgerlo visto il grande prestigio personale che aveva l’alto ufficiale.
Militarmente era la carta più prestigiosa in mano ai tedeschi di Hitler. Comunque Cavallero si suicidò di lì a poco.
Dunque per rimettere in piedi ciò che restava del Fascismo, c’era solo un modo: rimettere Mussolini sulla scena.
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